RIFLESSIONI SULLA VICENDA RUSSIA-UCRAINA

Cosa sta accadendo? Per un attimo mi piacerebbe tentare di andare un po’ oltre le notizie sui fatti. Cercare di comprendere o perlomeno ipotizzare cosa effettivamente vuole ottenere il leader russo Vladimir Putin e perché. Proviamoci.

La risposta ha sicuramente forti legami con il passato, visto il forte senso di insoddisfazione che Putin non è riuscito mai a superare causa la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Dopo la Guerra fredda, infatti, si è scontrato con un nuovo ordine mondiale in cui la Russia non è riuscita ad occupare la posizione che avrebbe voluto. E se da un lato l’avversione agli Stati Uniti e il desiderio di essere una grande potenza sono sempre stati sentimenti comuni a tanti russi, questa volta sembra si sia andati oltre; sembra che, a detta di molti, questa sia una guerra molto pericolosa e che non piace ai russi. 

Tornando indietro nel tempo, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno deciso di approfittare di tale situazione, e dal 1997 hanno invitato a far parte della Nato quasi tutti gli Stati dell’Europa centro orientale compresi gli ex territori dell’URSS, delegando a tali paesi il contenimento attivo della Russia attraverso sostegni economici e militari in modo che risultasse sempre più accerchiata. Fino a quando l’Ucraina faceva parte della Russia, quest’ultima le passava il gas ad un prezzo di favore, chiudendo un occhio sui debiti. Questa cosa non è successa dopo, quando anche i paesi europei hanno iniziato a cercare di diversificare le modalità di ottenimento delle risorse energetiche. 

Ma tornando a noi, adesso cosa vuole Putin? La risposta è semplice: ricostruire l’Impero Russo. Tuttavia le mire espansionistiche del presidente generano instabilità sia fuori che dentro i confini russi: tutti i mercati mondiali sono al ribasso, a Mosca duemila persone hanno avuto coraggio di scendere in strada e la polizia ha represso violentemente queste proteste e con migliaia di arresti. 

Ancora una volta però dobbiamo staccarci dai fatti e sforzarci di riavvolgere il nastro.

l’Ucraina si trova ai confini con l’UE e con la NATO (di cui la Russia teme un ulteriore allargamento a Est), e rappresenta un punto di passaggio cruciale per la fornitura di gas proprio dalla Russia.

Le relazioni tra l’UE e la Russia si sono deteriorate a partire dal 2014, a causa delle policies di politica estera portate avanti dal Cremlino come: l’annessione illegale della Crimea da parte della Russia, il sostegno ai gruppi ribelli nell’Ucraina orientale, le politiche nei paesi del vicinato, le campagne di disinformazione e di ingerenza e, infine, le violazioni interne dei diritti umani. Le tensioni sono inoltre aumentate a seguito dell’intervento russo in Siria, Libia e Africa subsahariana. Forse non tutti lo sanno ma è dal 2014 che l’UE rinnova sistematicamente le sanzioni nei confronti del paese . Inoltre, l’UE ha rivisto le sue relazioni bilaterali con la Russia, cancellando i vertici periodici e eliminando tutti negoziati e processi costruiti a partire dal 2003. 

Ma quindi, davvero Putin ha innescato una guerra per estendere il suo potere anche sul territorio ucraino? Sì, in sostanza. Però, tale invasione può tradursi in un tentativo di rafforzare l’identità della Russia, di riaffermare il suo potere e non subire più le spinte isolazioniste dei Paesi occidentali. Infatti, questa guerra può avere un’importanza sia strategica che storica in quanto permetterebbe a Putin di non essere ricordato come il leader che l’ha persa. D’altro canto se l’Ucraina riuscisse a raggiungere un solido appoggio occidentale, e se il contrattacco fosse risolutivo, anche l’elettorato russo potrebbero iniziare a chiedere maggiori diritti e libertà, creando problemi di instabilità interna. Questa è sicuramente un’azione dove le emozioni giocano un ruolo importante, e più che un tentativo di demilitarizzazione, sembra proprio essere uno di neutralizzazione. La mente non è solo una, non è solo Putin che fa tali scelte di politica estera, ma c’è un entourage attorno a lui che però è sempre più ristretto e i nuovi equilibri di potere al Cremlino sembrano far supporre che la visione antica sia quella prevalente. 

Al momento in Ucraina vige uno stato di emergenza che permette al governo di avere un maggiore controllo sugli spostamenti dei civili, con la possibilità di imporre restrizioni e decisioni senza passare dal Parlamento (al momento a Kiev vige un coprifuoco dalle 17 del pomeriggio alle 8 di mattina), mentre l’esercito ucraino sta distribuendo armi ai cittadini.

Un intervento da parte di altri Stati è stato scongiurato da tutti i leader politici e la Nato sarebbe l’unico modo con cui potremmo rispondere in Europa; il problema è che l’Ucraina non è un paese che fa parte dell’Alleanza Atlantica e dunque non può chiedere a questa ultima di intervenire in sua difesa. Tuttavia, questo non vuol dire che la Nato non possa intervenire, ma che, qualora lo facesse, in ragione dell’art. 5 Patto nord Atlantico, ci ritroveremmo con l’asse Stati Uniti – Europa unito contro la Russia, e questo scatenerebbe uno scenario da terza guerra mondiale. Per reagire, il mezzo scelto dai leader occidentali – concordi nella definizione dell’invasione russa dell’Ucraina come un atto deliberato, meditato a lungo e ingiustificato – è quello delle sanzioni economiche. L’obiettivo è isolare le élite russe e infliggere un duro colpo al sistema economico russo, impedendo l’accesso dello Stato e delle banche russe al mercato dei capitali occidentali. 

Allo stato dei fatti, anche se la nostra dipendenza dalla Russia è diminuita dal 2014, noi italiani siamo i più esposti a duri contraccolpi sul mercato energetico in quanto altamente dipendenti dal gas (39% dell’importazione totale di gas nell’anno 2021) che conta molto per la produzione di energia. Tuttavia, a conferma del fatto che la sua era un’azione premeditata, da Giugno scorso il leader russo ha deciso non di chiudere le forniture di gas ma di ridurle del 25 percento determinando un importantissimo aumento dei prezzi . Possiamo definirlo un giubbotto anti-proiettili, dato che la Russia possiede la più grande riserva di gas del mondo, mentre l’Europa non ha un’autosufficienza energetica che renda la sua azione altrettanto decisa e unitaria. Vedremo i possibili sviluppi.

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