Relazioni interpersonali: seconda parte
Quando si tratta di relazioni interpersonali sono due, oltre a quello affrontato nell’articolo precedente, gli ambiti che vengono subito in mente: famiglia e amicizia. Visto che ne esistono infinite sfaccettature che, per quanto si possa tentare, sono difficili da analizzare in maniera esaustiva, oggi cercheremo di affrontare questi temi in maniera semplice e senza pretese, un po’ come una chiacchierata tra amici.
Parlando della sfera familiare si fa riferimento al primo ambiente nel quale veniamo inseriti e che ci accompagna, volenti o nolenti, per tutta la vita. Ne esistono varie tipologie, da quelle classiche, cioè due genitori che crescono uno o più figli, a quelle separate o divorziate, allargate, monogenitoriali e via dicendo e tutte sono – o almeno dovrebbero – essere accomunate da un solo elemento: l’amore. Questa aspetto può sembrare banale, ma è la chiave per capire come in verità l’idea di famiglia sia molto più ampia di quanto si possa credere e fino a che punto il genere o l’età di chi la compone sia davvero rilevante nel constatarne la qualità.
Parlando di amicizia, invece, il dizionario Treccani ne parla in termini di un vivo e scambievole affetto fra due o più persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima. È scontato, ovviamente, dire che ne esistono di tante tipologie, più o meno profonde, e che tutte hanno, a prescindere da questo, pari dignità.
Quando veniamo messi al mondo, i nostri genitori e l’ambiente che ci circonda ci danno una forma più definita. Metaforicamente, ipotizziamo di essere un grande foglio bianco. Abbiamo una struttura ben precisa e, a nostra disposizione, una quantità infinita di strumenti per creare la nostra identità. Esiste quindi un innumerevole numero di combinazioni di colori possibili e il nostro scopo (di cui iniziamo a sentirci più responsabili solitamente a cavallo tra scuole medie e superiori) è trovare quella che ci fa sentire a nostro agio. Il compito di una famiglia, dopo aver fornito gli strumenti principali, è quello di guidare e sostenere il proprio figlio alla ricerca della sua felicità. La libertà è un aspetto importantissimo: poter esplorare, tentare, chiedere e conoscere è fondamentale nello sviluppo di un individuo. Quando l’appoggio e il supporto vengono a mancare, si possono verificare forti insicurezze e bassa autostima.
Da bambini capita spesso che non si sia completamente consapevoli di ciò che ci succede fuori dalle mura di casa, o, meglio, non riusciamo a coglierne le possibili conseguenze: ciò non significa, però, che queste non si possano verificare. Crescere in un ambiente affettuoso e premuroso risulta particolarmente determinante, quindi, per evitare difficoltà o traumi in futuro. Non che si debba imparare sin da piccoli a tutelarsi al massimo, perché mettersi in gioco – e quindi rischiare di rimanere feriti o delusi – è la chiave per poter capire come colorare al meglio il proprio foglio, ma se la famiglia è la patria del cuore, come diceva Mazzini, allora sarebbe ottimale averne una nella quale sentirsi sempre protetti.
Crescendo, questa rimane costante parte della nostra vita, sebbene sia più o meno partecipativa. Ci osserva crescere e lo fa insieme a noi: i genitori si scoprono e vengono messi continuamente alla prova. I figli, come i libri, sono viaggi all’interno di noi stessi in cui il corpo, la mente e l’anima mutano direzione, si volgono verso il centro stesso dell’esistenza, scriveva Isabel Allende nel 1991 in Paula, il romanzo autobiografico scritto in memoria della sua primogenita, morta a 28 anni di porfiria.
Il dialogo risulta particolarmente rilevante in questi contesti ed è imprescindibilmente correlato alla fiducia. Riunioni tra amici o serate in famiglia dovrebbero sempre essere uno spazio libero in cui essere se stessi e, in questa direzione, conoscersi e apprezzarsi diventano specificatamente importanti.
Livia, la protagonista del romanzo Sempre d’amore si tratta di Susanna Casciani, dice: la solitudine mi ha insegnato il coraggio e la forza di volontà, ma soprattutto mi ha insegnato a guardarmi dentro, ad accettare i miei difetti e ad ammettere di avere dei pregi. […] Io quale sia il valore da dare alle persone l’ho capito così, con un posto vuoto accanto. Il problema è che adesso che so cosa cerco, ma soprattutto cosa ho da dare, non mi accontento più di donarlo a chiunque.
Colpevolizzarsi per il senso di disagio che si prova in certe compagnie è molto comune, ma spesso, invece, dovremmo capire che non esistono responsabilità da attribuire, solo soggetti che sono più compatibili con alcuni piuttosto che con altri. Fogli personalizzati alla stessa maniera o con colori complementari, magari, possono essere raccolti insieme e creare un bellissimo libro. In più, come già accennato, esistono tante tipologie di amicizie, da quelle basate solo su qualche risata alle relazioni profonde di stima e fiducia reciproche. Magari in alcune tendiamo ad essere sempre felici e ottimisti, in altre mostriamo in maniera più trasparente il ventaglio di emozioni che talvolta ci tormentano e ci sentiamo diversi in relazione alla compagnia, anche se in realtà mostriamo sì parti diverse, ma dello stesso foglio.
L’amicizia si riduce all’egoismo molto più di quanto si pensi, perché anche il bene fatto all’altro è motivato da un piacere e una soddisfazione personali che ne ricaviamo. Ciò che conta davvero è circondarci di chi ci fa sentire bene con noi stessi, apprezzati e a nostro agio. Altrettanto in famiglia, soprattutto in quella che si intende in senso stretto, è importante sforzarsi al massimo delle proprie possibilità, affrontando paure e insicurezze, al fine di abbattere ogni muro e creare un unico ambiente ampio, luminoso e accogliente.
I parenti con cui cresciamo e gli altri che acquisiamo con il tempo, nonché il gruppo di amici, sono fondamentali per ognuno di noi, animali sociali (Aristotele). Una delle parti migliori della vita è la condivisione. C’è chi dice che ad amare si impara in due, ma in verità è possibile, nonchè frequente, che si inizi a godere delle piccole cose e della propria compagnia assaporando la solitudine. Ma quando si conosce, crea e ama se stessi, viene spontanea la voglia di rendere partecipe qualcun altro. Nel momento in cui sappiamo come renderci felici e ci riusciamo, è naturale volersi donare agli altri. Quello che diamo agli altri è nostro per sempre, mentre quello che si tiene per sé è perso per sempre. (Paolo Crepet, Impara ad essere felice, 2015).
A volte definiamo un amico come colui che c’è sempre, quella persona che non ti giudica mai, l’unico che ti capisce ogni volta e questo crea aspettative non realistiche sugli altri. In realtà l’amicizia è tra esseri umani, persone imperfette che a volte sono egoiste, sentenziano e non comprendono. Forse un rapporto vero e sincero si ha solo quando si capisce questo aspetto, non si dipende strettamente dagli altri, semplicemente li si apprezza. Si impara a perdonare, a dare attenzioni senza pretenderne in cambio, ad adottare una prospettiva meno egocentrica, quindi abbandonare a volte il nostro punto di vista e imparare ad immedesimarsi, ad essere comprensivi e pazienti.
La famiglia, invece, almeno quella nella quale veniamo al mondo, non si può scegliere. Alcune versano in condizioni più complicate, in altre regna maggiore armonia, ma nessuna è perfetta. Piuttosto che vedere questa sfera della nostra vita come un ambiente che deve essere ineccepibile, sarebbe sufficiente cercare di renderlo il più accogliente e libero possibile e ricordare che chi ci dà la vita – o chi la tutela sin da quando abbiamo memoria di esistere – è, spesso, anche chi ci sarà in grado di amarci nel modo più incondizionato e puro possibile.