FUMETTO GENERE MINORE: “QUADERNI UCRAINI. Memorie dai tempi dell’URSS”
Sono passati due mesi dall’inizio del conflitto.
Tuttavia, nessun media, professore universitario o intellettuale è riuscito a rispondere (al momento) ad una domanda che le persone continuano a porsi: “L’avvenimento del conflitto era inevitabile?”. In questo articolo non tratterò di geopolitica, ma di storia, perché ci permette di individuare le possibili motivazioni dietro all’astio tra la popolazione ucraina e quella russa. La storia, definita sia come materia che come testo, è un motore di propaganda e di spinta all’azione.
La graphic novel “Quaderni Ucraini. Memorie dai tempi dell’URSS” fa parte di un reportage dittico di un viaggio di due anni intrapreso dall’autore e fumettista Igort in Ucraina e in Russia tra il 2008 e il 2010. Questo romanzo rappresenta la prima parte di questo reportage illustrato dall’autore (nel gennaio del 2021 è uscita una nuova edizione, intitolata “Quaderni Ucraini. Le radici del Conflitto”)
L’introduzione del romanzo ci illustra in primo luogo la motivazione dell’autore per cui ha intrapreso un viaggio in Ucraina, paese che ha visitato frequentemente durante la sua infanzia. Igort si interroga personalmente sul cambiamento dello stile di vita in Ucraina, sia quando essa è stata annessa all’URSS che a seguito della caduta del regime. Nelle prime pagine, l’autore ci illustra brevemente la vita nelle città ucraine: mancanza temporanea (si tratta di giorni) di acqua potabile, la vita nelle periferie e i silenzi riguardo questioni scomode, tra cui gli effetti della radioattività e le morti sospette.
In queste pagine, Igort intervista quattro persone fermate per strada in differenti occasioni: Serafima Andreyevna, Nikolay Vasilievich, Maria Ivanovavna e Nikolay Ivanovich. Queste persone hanno vissuto la loro vita sia durante il regime dell’URSS che a seguito della sua caduta, fondamentali per rispondere alla domanda che egli stesso si pone costantemente. Tutte queste persone hanno vissuto la loro infanzia tra il 1930 e il 1945. In questo arco temporale avvengono due fatti storici importanti correlati tra di loro: l’attuazione della prima parte dei Piani Quinquennali (progetto di industrializzazione della Russia) e l’Holodomor (1932-1933).
I piani Quinquennali di Stalin prevedevano tra i suoi obiettivi anche la collettivizzazione dei terreni agricoli al fine di finanziare il progetto di industrializzazione della Russia. Il perseguimento di questo obiettivo sanciva la forzata rinuncia alla proprietà privata di qualunque proprietario terriero. Successivamente, gli appezzamenti di terreno confiscati venivano trasformate in Kolchoz (cooperative agricole) dove gruppi di contadini lavoravano collettivamente i terreni e allevavano eventuali animali. I contadini dovevano produrre, soprattutto durante il regime di Stalin, una certa quantità annua di prodotti da versare al Kolchoz, che era uguale per tutti indipendentemente dal numero di persone che abitassero in una singola abitazione.
L’Ucraina aveva però una forte tradizione storica contadina di medi e piccoli proprietari terrieri, denominati kulaki, che non accettavano sin dal principio la condizione imposta dai dirigenti del Comitato Centrale. Di conseguenza il partito decise di attuare sistematicamente varie misure per spingere la popolazione ucraina a sottostare forzatamente alla collettivizzazione delle terre. Inizialmente, la polizia segreta aveva ricorso alla confisca forzata delle terre e alla deportazione dei kulaki verso i Gulag. Successivamente, la polizia segreta cominciò a sequestrare qualsiasi tipo di cereale alla popolazione locale, anche quando il grano o il mais veniva coltivato nelle abitazioni private dei contadini. L’autore, nell’illustrare la correlazione conseguenziale di questi due eventi, ha inserito dei frammenti di documenti del rapporto redatto dal capo dell’OGUP, la polizia segreta dell’URSS, con il compito di segnalare lo svolgimento dell’attuazione e dell’evoluzione delle misure di collettivizzazione e di dekulakizzazione.
Igort nel suo viaggio illustra la vita nell’URSS, anche a seguito della morte di Stalin, e nell’Ucraina appena divenuta una nazione indipendente, specialmente nei villaggi delle grandi steppe di terra incolta e abbandonata, dove tutt’ora manca acqua corrente e gas. Il costo di vita era ed è rimasto alto in Ucraina soprattutto nei confronti della gente che vive nei villaggi o chi fa parte di classi sociali meno abbienti. L’autore riporta molto spesso come esempio del continuo elevato costo della vita: il prezzo (elevato) delle cure mediche che le persone dovevano sostenere, soprattutto se classificate come invalide o con patologie croniche o degenerative.
C’è un’altra ragione per cui Igort decide di illustrare la vita delle persone intervistate in questo reportage: nell’aprile del 2010 nelle piazze principali di Mosca vennero appese delle gigantografie di uno Stalin sorridente.
Il reportage di Igort ci illustra che la questione dell’Holodomor rappresentava già un motivo di tensione tra i due Stati, perché il fine (fallito) dell’attuazione di quella carestia indotta era la cancellazione della cultura ucraina. Al contempo, l’autore ci riporta la situazione paradossale in cui si ritrova l’Ucraina: una nazione che detiene il titolo di granaio d’Europa, ma dove la gente fa fatica a sbarcare il lunario e vive in una situazione di continua “radianza”, cioè di continua esposizione diretta o indiretta alle scorie radioattive dei rifiuti della città di Chernobyl.
Il report di Igort riporta solamente una piccola parte della situazione in Ucraina, prima ancora dello scoppio del conflitto in Crimea, e dei rapporti con la Russia non solo come nazione ma anche come parte del passato della storia contemporanea di un popolo.
Spero che le pagine che vi ho descritto possano fornire degli indizi per rispondere alla domanda postami all’introduzione.