Power dressing femminile negli anni Ottanta
Siamo negli anni Ottanta, un decennio in cui si vuole rincorrere la felicità individuale, condurre uno stile di vita più frivolo, in cui le ideologie sono crollate e la massima aspirazione è: sentirsi liberi.
Questo però fu anche il decennio in cui le donne e i movimenti femministi si unirono al comune desiderio di sentirsi liberi e di affermarsi nella società aldilà dei pregiudizi; basti pensare che l’ultima rilevante manifestazione collettiva delle donne risale al referendum abrogativo della legge 194, sull’interruzione volontaria della gravidanza, nel 1981. La donna vuole percorrere la strada della parità di genere e, forte dello spirito individualistico dell’epoca, inizia a emanciparsi dalla posizione di inferiorità facendo ingresso nel mondo del lavoro; anche le donne possono fare carriera e per questo motivo cominciano a ostentare caratteri di autorevolezza per dimostrare di poter accedere a posizioni che prima erano loro precluse.
È proprio in questo contesto storico che la moda accompagna e sostiene le donne nella loro scalata sociale verso la parità, donando forza e credibilità, motivo per cui si comincia a considerare la potenziale capacità di un capo, di un abbinamento di colori e forme, di conferire potere a chi li indossa (power dressing femminile).
Grazie al power dressing, infatti, le donne riescono a comunicare la loro determinazione e a creare un proprio ambiente in un contesto professionale da sempre dominato dal genere maschile. Si diffondono giacche oversize, grosse spalline e blazer dalle forme comode e ispirate ad outfit maschili.
Giorgio Armani fu lo stilista che con le sue sofisticate collezioni di abiti raffinati, di giacche sfoderate dedicate sia a uomini che a donne, venne considerato il migliore interprete della donna manager. Ma non solo: gli anni del sovvertimento delle regole e degli eccessi trovarono la loro massima espressione con Jean Paul Gaultier e gli iconici reggiseni cone bra, che esordirono in passerella a Parigi per la collezione autunno-inverno 1984, indossati da Madonna nel suo tour, cantando Express Yourself. Lo stilista ha continuato a sovvertire gli stereotipi di genere nella couture e a sorprenderci ogni volta, come nel 1985, quando aveva mandato in passerella per la prima volta la gonna da uomo.
Oggi siamo nel XXI secolo e sembra che le tendenze di moda siano tornate ad essere le stesse degli anni Ottanta; in un’epoca in cui i social network hanno creato una grande polarizzazione delle informazioni e frammentazione della popolazione, poco disposti a mettere in discussione le nostre posizioni, siamo forse tornati a nutrire un senso di sfiducia verso le autorità con la conseguente caduta di forti ideali. Uno stile assolutamente free accompagna i nostri giorni, ci sentiamo potenti, liberi di esprimere la nostra sessualità sfoggiando ciò che più ci attira senza paura di risultare ridicoli: per alcuni un modo di cavalcare la moda del menefreghismo verso chi giudica, mentre per molti altri un modo per potersi divertire e sentirsi a proprio agio giocando nell’esilarante e salvifico mondo della moda.
La donna, mentre continua a combattere ogni giorno contro le costanti prevaricazioni del mondo maschile, indossa ancora – e con grande devozione per il power dressing – abiti dallo stile maschile, ma con un passo in avanti rispetto al passato. Infatti, adesso sente di poter esprimere la sua energia anche indossando capi che, per il senso comune, non giudicheremmo maschili, anche grazie ad uno stile sempre più genderless.