I problemi del binge watching

Quanti di noi hanno visto ogni stagione di Emily in Paris, La Casa di Carta, Mercoledì, You e prodotti analoghi in tempi record? Bene, come è ormai risaputo questi sono esempi perfetti di serie da binge watching, cioè da maratona televisiva, detta all’italiana. Ancora più in voga dall’avvento delle piattaforme di streaming online, questo modo di fare, che sembra solo portarci a finire il prodotto più in fretta, ha in realtà altre possibili conseguenze che spaziano su un raggio più ampio. Oggi allora proviamo, In Punta Di Piedi, a raccontare il fenomeno partendo dai suoi aspetti più negativi.

In questa rubrica abbiamo già parlato di alcune forme di eccesso, in particolare di over-sharing, over-eating e over-thinking, e abbiamo accennato che talvolta si tratta di risposte ad un trauma – si intenda con questo un evento, sporadico o frequente, al seguito del quale le nostre strategie di coping, ovvero di reazione ed elaborazione, automatiche sono compromesse per permetterci di andare avanti: in particolare, “qualsiasi esperienza in cui il bambino sperimenta oppressione, paura o dolore, insieme ad una sensazione di impotenza, può essere considerato un trauma infantile”, spiega la psicoterapeuta Loredana Tromboni, e “questo è dovuto al fatto che i bambini sono molto impressionabili e il loro livello di esperienza non è tale da dare loro una visione equilibrata della vita e di loro stessi”. Anche il binge watching, in questo senso, può essere uno dei meccanismi con i quali cerchiamo di evitare il malessere legato ad un fatto passato, presente o possibilmente futuro: vediamo come.

Per cominciare è necessario innanzitutto tornare sull’ansia che, come già sappiamo, può avere varie cause: queste possono provenire da eventi remoti con caratteristiche precise che, quando si ripresentano, possono darci tachicardia, insonnia, irritabilità, tremori, malesseri fisici generici e problemi di concentrazione. Dunque al fumo, agli alcolici, alle abbuffate e alle agende troppo piene, dodici ore al giorno su Netflix si uniscono al gruppo dei modi in cui evitiamo di guardarci dentro. Farlo non implica necessariamente esserne consapevoli e in una distrazione non c’è niente di male. Il problema, però, sorge quando questa visione frenetica non soltanto rimanda, ma proprio sostituisce il raffronto con qualcuno o qualcosa come una scadenza, una situazione di disagio, paura, tristezza o un mix di tutto questo. Ritardare il confronto è una cosa, distrarsi finché non ce ne scordiamo è un’altra, anche più dannosa: quello che non affrontiamo non sparisce, ma rimane dentro di noi ad appesantirci e a cambiarci.

Detto questo c’è poi un altro aspetto: la perfezione. Buona parte dei prodotti cinematografici, specialmente quelli del momento, non sono realistici negli eventi che raccontano, tanto nella “normalità” quanto negli imprevisti costruiti infatti, di solito, ad hoc per far risaltare un personaggio e tendenzialmente risolti in un paio di episodi. Ciò che a volte può succedere è che questa narrazione ci incanti tanto da volerla per noi, quindi rimaniamo imbambolati davanti al computer aspettando che anche la nostra vita assuma quella forma, così da poterci realizzare a pieno; ovviamente questo non succederà per miracolo e solo con qualche sforzo potrà assomigliare all’ideale che abbiamo in mente. Ci possiamo ritrovare quindi tanto in ansia per il futuro quanto paralizzati di fronte ad una realtà che è sempre lontana dalle fantasie.

Oltre poi alla significativa correlazione con il BED (Binge Eating Disorder, in italiano DAI, Disturbo da Alimentazione Incontrollata) e la procrastinazione, il binge watching può anche minacciare le nostre relazioni sociali e, in generale, la stabilità di un contatto frequente (e necessario!) con la realtà, tutti aspetti che favoriscono ansia e stress e creano un circolo vizioso dal quale può essere difficile uscire. 

Ovviamente quanto detto finora riassume gli aspetti peggiori e le conseguenze più negative: la tacita premessa al tutto è che naturalmente le serie tv, anche se frivole, possono effettivamente metterci di buonumore, ispirarci e, perché no, distrarci da una brutta giornata. Sappiamo anche però che non è negli estremi che possiamo trovare pace e benessere a lungo termine e che il binge, che sia di serie tv, cibo o alcolici, non può sostituire un confronto con la realtà. L’obiettivo non deve quindi tanto essere riuscire a guardare un solo episodio di Emily in Paris, ma non fare di qualunque serie tv la nostra cosiddetta strategia adattiva, o meglio disadattiva, contro ogni difficoltà. 

La domanda da farci, in fondo, è: perché fare binge watching ci piace così tanto? Per rispondere è utile notare il ruolo che noi abbiamo quando stiamo davanti al computer per ore, cioè letteralmente nessuno: la serie tv procede perfettamente, liscia come l’olio, anche gli imprevisti sono impeccabili, noi dobbiamo solo stare a guardare come si risolvono; nessuno ha aspettative su di noi, non ci sentiamo in dovere di tirare in dentro la pancia, nascondere i brufoli e valorizzare la nostra forma fisica (tutte cose più stressanti di quanto sembri) né dobbiamo affrontare le nostre paure e difficoltà; tutt’al più un episodio può scatenare un effetto trigger su di noi, ma possiamo tranquillamente ignorarlo e poi dire che ci sentiamo “tristi e di cattivo umore, chissà perché”. Tutti segni che, forse, stiamo fallendo come società, ovvero come gruppo di individui della stessa specie che, invece di capirsi e sostenersi, si chiudono in loro stessi, si nascondono, si vergognano, si deridono e ostacolano a vicenda creando uno spazio abitativo dal quale è necessario scappare, di tanto in tanto.

Insomma, la prossima volta che l’ennesimo episodio parte in automatico, possiamo provare a metterlo in pausa, alzarci e fare anche solo un paio di giri intorno alla stanza. Dopo aver fatto dei respiri profondi e pensato ad altre cose (non necessariamente “utili”) che potremmo fare in alternativa, magari chissà, riusciremo a rompere questo loop per un giorno e a ricordarci di quanto sia meravigliosa la vita imperfetta e vera che abbiamo.

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