Fumetto: un genere minore? “Fratelli”
Con Fratelli, Alessandro Tota ci trasporta nella sua Bari dove, tra noia e abbandono, si consumano le disavventure di un gruppo di giovani, figli degli anni ’80. La novel è divisa in due racconti collegati tra loro da un breve Intermezzo.
Nel primo assistiamo alle vicende di Nerone e Cosimo, due giovani fratelli disoccupati. Nerone è disilluso, privo di ambizioni e, anziché cercare realmente un lavoro, escogita ripetutamente stratagemmi per guadagnare senza il minimo sforzo. Dopo aver già venduto vari beni di famiglia, la sua nuova intuizione è ottenere profitto dalla serigrafia dell’artista Mario Schifano appesa in salotto, ignorando completamente la volontà della madre. La donna, infatti, non ha ancora superato la morte del marito e quel quadro rappresenta per lei l’ultimo bel ricordo del compagno a cui aggrapparsi. Cosimo è la vera voce della ragione tra i due. È propositivo, sensibile, si interroga su cosa fare per trovare un lavoro stabile (ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e sogna una carriera nell’ambito pubblicitario). Tuttavia, viene continuamente sminuito dal fratello per il suo ritardo mentale e i suoi problemi relazionali. Abbandonato a se stesso, non gli non resta quindi che adattarsi alle prepotenti scelte di Nerone. La vendita del quadro, però, si rivela un’impresa più difficile del previsto ed un errore di Cosimo porterà i due fratelli a litigare duramente e a ritornare a casa più disperati di prima.
Nell’Intermezzo, durante una ricerca di fumo da parte dei fratelli, facciamo la conoscenza di loro cugino Nicola e del suo amico Claudio, i protagonisti del secondo racconto. Nicola e Claudio non sono fratelli biologici, ma si definiscono tali perché legati da una profonda amicizia. Come loro, si definiscono fratelli tutti i punkabbestia, i frequentatori dei parchetti. Sono fratelli perché condividono fumo, “pere” e “bombe” ma, alla prima occasione, sono pronti a tradirsi l’un l’altro per conquistare un grammo in più. Nicola frequenta questi giri per evadere da una situazione familiare difficile (il padre è troppo fragile e la madre è insoddisfatta del suo matrimonio). Lui è ingenuo, vive alla giornata, trova negli stupefacenti una pura fonte di divertimento. Claudio, invece, è un avido lettore. Si appassiona ad autori come Tondelli o Sanguineti, ai loro brani trasgressivi, anticonformisti, che rispecchiano la sua condizione. Dentro di sé ha la grande energia tipica dell’adolescenza, ma non trova stimoli né nella famiglia (i genitori si disinteressano e vivono dentro una bolla) né nella scuola. Senza nessuno che lo guidi, Claudio inizia a frequentare i punkabbestia e a fumare più per noia che per vero interesse. Egli non riesce realmente a trovare canali alternativi in cui esprimere le sue passioni. Le cose cambiano quando un giorno conosce un misterioso ragazzo con la passione degli aforismi. I due si ritrovano spesso a parlare di letteratura e davanti all’intenzione di Claudio e Nicola di provare una dose di coca, l’uomo riesce a strappargli una promessa: Claudio riuscirà a mantenerla?
Le due storie non seguono uno sviluppo preciso, bensì procedono per situazioni sparse, una scelta che riesce a trasmettere bene il continuo senso di incertezza dei protagonisti. Assistiamo a serate trascorse nella speranza che accada qualcosa, trucchi per guadagnare due spiccioli, fughe dai poliziotti, giri alla ricerca di dosi, litigi e inganni tra tossici. Il ritratto generazionale che fuoriesce da queste vignette è negativo ma realistico. In quel decennio, infatti, l’Italia versava in un clima di alienazione tra la sfiducia verso le istituzioni (dovuta agli anni di piombo) e la diffusione dello stile di vita consumistico. Proprio in quegli anni, inoltre, in Europa si stavano diffondendo le droghe pesanti e, sicuramente, in Italia una situazione sociale del genere ne facilitò l’uso tra i più giovani. La cosiddetta generazione Y (o Millennial) è una generazione che non si sente rappresentata dalla realtà preesistente né riesce a codificare le nuove idee che arrivano da oltreoceano. Cerca continuamente una propria identità, ma non la trova perché è confusa, si ritrova abbandonata (famiglia ed istituzioni, che dovrebbero guidarla, non sono in grado di comprendere i nuovi bisogni dei giovani perché troppo ancorati alla una cultura precedente) e va quindi a tentoni, cadendo spesso nella noia e nella droga. La graphic-novel racconta tutto ciò senza nessun moralismo, anzi: Tota descrive questi spaccati di vita in modo distaccato, quasi come un reportage di cronaca. Uno scopo finale, però, i racconti lo hanno eccome: l’autore offre ai suoi protagonisti l’opportunità di imparare dai propri errori e redimersi. Per Nerone e Cosimo quest’occasione è rappresentata dalla presa di posizione della madre e per Claudio, invece, dal confronto con il giovane misterioso. Riusciranno davvero a cambiare vita? A voi lettori la scoperta!