Mafia: uno scenario esteso ed inquietante
Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi. Cento passi che separavano la casa di Peppino Impastato dalla mafia, quella realtà che ci riporta alla memoria tragici momenti del passato, nei confronti dei quali dobbiamo porci con uno sguardo critico e consapevole. C’è chi pensa, sbagliando, che la mafia operi solo al Sud; la verità è che il complesso delle reti di criminalità organizzata che si sono costituite con il passare del tempo e che sempre più hanno affinato le loro capacità di adattamento ai diversi contesti storici e soprattutto sociali, è presente e ben consolidato, e non solo al Sud.
L’innata tendenza ad adattarsi ai diversi cambiamenti storici, declinando ed articolando l’operato in maniera consona alle esigenze della società, in particolare nei momenti di gravosa crisi economica e lavorativa, è l’elemento che ha permesso un insediamento mafioso così radicale. Rivolgendosi ai più deboli, a chi vorrebbe far sentire la propria voce ma non viene considerato, i mafiosi trovano “terreno fertile”. Loro sanno, osservano, studiano, vengono a conoscenza in breve tempo di elementi quali targa della macchina, orari di entrata e uscita di casa, identità di amici e familiari, i singoli spostamenti di tutte quelle persone cui poi si rivolgono offrendo aiuti e servizi. Queste si trovano inermi e intrappolate in un vincolo dal quale, una volta entrati, è decisamente complicato uscire; la mafia sembra aver risposto ai loro bisogni, ma il prezzo da pagare è alto. A volte il più alto, purtroppo.
Come spiegare questo fenomeno?
Dal punto di vista etico-morale è interessante capire se l’indole umana sia per natura incline al male, e quindi sia inevitabile che fenomeni come quello mafioso si siano diffusi nel nostro paese (e non solo). Il punto cardine dell’ideologia di Niccolò Machiavelli, noto scrittore italiano che nella sua attività di produzione letteraria formulò un pensiero che potremmo definire tuttora in fieri, era la consapevolezza che la natura dell’uomo tendesse al male. È quindi risolutivo giustificare l’avvento del fenomeno mafioso con la naturale predisposizione dell’uomo a compiere il male?
La verità è che sono diversi i fattori che influiscono sulla questione. Tuttavia, c’è un elemento di fondo, un problema che fu esposto e analizzato da un celebre teorico dell’economia, Karl Marx: parliamo del grande ed evidente divario all’interno della società in termini di ricchezza, e quindi welfare, benessere. Infatti sono presenti da secoli grandi sacche di povertà, aree caratterizzate da un ampio divario tra “chi ha e chi non ha”, le quali favoriscono l’insediamento delle organizzazioni criminali che si infiltrano laddove lo Stato non interviene. Tutto si riconduce quindi ad una questione di tipo economico, un gap che inevitabilmente innesca un problema di dinamiche sociali, per cui spesso le persone, agli occhi della società, risultano prive di alcuna dignità.
Lo scorso 11 ottobre, in occasione dello Uman festival, è stato organizzato un incontro con Simmaco Perillo, “il pacco alla camorra”. È stata un’occasione di confronto, di dialogo e ascolto di una storia importante, che ha determinato un grande cambiamento per i giovani ragazzi e per tutti gli abitanti del territorio Casertano. Simmaco racconta la storia di un sogno, realizzato grazie all’aiuto di amici che come lui hanno visto una luce, una speranza, un’opportunità non solo di aiutare le persone in difficoltà, in particolare i giovani, ma soprattutto di intervenire in maniera attiva sul territorio. Simmaco si ritrova a doversi confrontare con i diversi clan di camorra che si erano uniti a formare la NCO, Nuova Camorra Organizzata, sotto la guida di Raffaele Cutolo. La volontà della camorra di costituire una vera e propria organizzazione criminale e di voler espressamente essere riconoscibili e identificabili dalle persone è finalizzata all’erogazione di servizi, alla risoluzione di problemi che lo Stato non riesce a gestire in maniera efficace e definitiva. Uno degli aspetti che è stato posto in evidenza durante l’incontro è lo stretto legame tra la mafia e il territorio in cui essa si infiltra e governa; questo va tutelato e protetto. Una volta che la mano criminale si impossessa di un territorio, controlla tutta l’attività economico-produttiva di quella specifica zona; è un impedimento alla libertà, una contaminazione dell’economia legale. È proprio contro questa realtà contaminata che decide di schierarsi Simmaco, andando a fondare in una delle aree confiscate alla camorra, una cooperativa sociale che si impegna nella tutela del territorio, incentivando la coltivazione di prodotti biologici, sostenendo una cultura economica pura ed ecologica, e favorendo un modello culturale, sociale, economico che sia antidoto a quello della mafia.
L’invito è quindi ad acquisire una nuova consapevolezza, a portare avanti il progetto delle associazioni antimafia, a riconoscere l’importanza dei piccoli gesti, quelli semplici e genuini. Inoltre, è vitale imparare a coltivare i propri sogni e perseverare nel loro raggiungimento anche nei momenti in cui sembra non esserci più la speranza. Infine, da parte delle istituzioni politiche è essenziale un intervento che preveda misure adeguate e mirate, una cooperazione tra Stati, un dialogo, un piano condiviso, perché la mafia non è qualcosa che si combatte da soli.