Metaverso, tra finzione e realtà

Tra pubblicità mirabolanti e distopie imminenti il concetto di metaverso sta entrando nell’immaginario collettivo, ma sappiamo cos’è veramente? Si può definire il metaverso come “una rete interoperabile di mondi 3D renderizzati, dove utenti illimitati si possono riunire con un senso di presenza”. L’idea nasce dai libri di fantascienza e inizia a prendere piede con la nascita dei videogiochi multiplayer online con giochi come Second Life, in cui è prevista la creazione di un avatar personale che interagisce con quelli degli altri utenti o il più recente Fortnite, nei server del quale nel 2020 si sono collegate più di 12 milioni di persone per partecipare virtualmente al concerto di Travis Scott, famoso rapper americano.

Da qui la volontà di costruire un mondo realistico che rompa il muro tra realtà e finizione costituito dallo schermo fisico dei dispositivi che utilizziamo attualmente, per passare a una realtà virtuale in cui gli utenti possano vivere esperienze. Ad oggi è tutto in fase embrionale e la diffusione della realtà virtuale promossa da Meta, il nuovo nome del gruppo Facebook, è ancora limitata e l’avatar di Zuckerberg nelle pubblicità può far suscitare qualche risata, ma date le somme che stanno investendo le Big Tech nello nella ricerca in questo campo, entro qualche anno forse oltre agli schermi che conosciamo ci saranno nuovi modi di interagire online e alcune attività si sposteranno nel mondo virtuale, da concerti ad acquisti, dibattiti, videogiochi ed esperienze altrimenti impossibili nella realtà, anche se per ora gli ostacoli da superare per ottenere un’alternativa realistica sono tanti, e le domande ancora di più. Sarà brevettato da ogni singola azienda? O sarà possibile accedere allo stesso “mondo” per giocare online o partecipare a una lezione virtuale? Per ora sono domande senza risposta, per vari ostacoli, in primis tecnici, come l’implemento della larghezza di banda, necessaria a rendering dettagliati e la riduzione della latenza, ossia il tempo che occorre perché il segnale inviato venga tradotto in azione passando dal server. Inoltre per raggiungere dei risultati soddisfacenti il fattore economico sarà fondamentale, perché per fare in modo le persone spendano nel metaverso dovrà essere assicurata una sorta di diritto di proprietà virtuale, nell’ ottica in cui all’utente sia assicurato che il suo acquisto in una piattaforma, non sia soggetto alle decisioni della casa produttrice, ma possa diventare una vera proprietà che dura nel tempo e sia utilizzabile in altre piattaforme.

La diffusione capillare di tale tecnologia avrebbe conseguenze profonde sul modo in cui intendiamo la privacy, poiché la nostra identità virtuale avrebbe molto più peso di quanto già non abbia ora, quindi c’è il rischio che essa amplifichi le problematiche legate alla rete e all’aumento del tempo che trascorriamo sui nostri dispositivi, ma le potenziali innovazioni sono tante, e stanno spingendo molti ad avere fiducia nel progetto. Il metaverso, afferma lo stesso Mark Zuckerberg – «sarà il successore di Internet mobile» – e con la collaborazione di Zoom promette che in futuro sarà il modo migliore per lavorare. Ad oggi la messa in pratica e l’ampia diffusione di questo intento appaiono ancora limitate, ma solo il tempo potrà giudicare i futuri sviluppi di questa avveniristica tecnologia, che preoccupa e affascina allo tempo, e della quale attendiamo gli sviluppi e l’impatto che avrà sulla società.

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