CARO AFFITTI TRENTO: DALLA PROTESTA DELLE TENDE ALLA RICERCA DELLE CAUSE DELLA CRISI ABITATIVA
Lunedì 15 maggio davanti al palazzo della provincia autonoma di Trento si è tenuta la protesta contro il caro affitti organizzata dall’associazione UDU Trento (Unione degli studenti Universitari). Gli studenti che hanno preso parte alla protesta sono rimasti accampati nelle tende davanti al palazzo per una settimana intera, per chiedere un incontro con le istituzioni locali per discutere delle politiche abitative, che permettano soprattutto di accedere a degli affitti a prezzi accessibili. Il presidio di UDU di fronte al Palazzo della Provincia si è concluso venerdì 19 maggio riuscendo a ottenere l’obiettivo sperato: un tavolo di lavoro con la Provincia per discutere sulla situazione affitti, che si è tenuto lunedì 22 maggio alle ore 18:30.
La modalità della protesta del presidio scelta di UDU riprende il gesto della studentessa Ilaria Lamera la quale si è accampata con una tenda davanti al Politecnico di Milano, con un cartello “Basta Caro Affitti” che denunciava quanto la situazione degli affitti a Milano era divenuta insostenibile. La finalità della protesta – iniziata da Ilaria Lamera e continuata dalle associazioni studentesche – è quella di ottenere un affitto con condizioni abitative accettabili ad un prezzo accessibile. Prima di soffermarci sulla situazione degli affitti nella Provincia di Trento, ritengo necessario focalizzarci sulla situazione abitativa in Italia e nell’UE, perché non stiamo trattando di un fenomeno sociale isolato.
Il report d’inchiesta “Città in affitto” redatto da Irpi Media, parte del progetto “Cities for Rent: Investigating Corporate Landlords Across Europe”, ci illustra gli effetti della crisi nelle vite dei cittadini. L’inchiesta illustra come l’aumento dei prezzi degli affitti nelle città universitarie e la mancanza di strutture studentesche pubbliche incide sull’accesso e sulla continuità del percorso universitario. Nel 2019, ESU (European Student Association) ha denunciato attraverso un suo comunicato che il continuo aumento degli affitti, la mancanza di alloggi universitari disponibili, la scarsa qualità delle condizioni abitative degli alloggi esistenti e la scarsa navigabilità nel mercato immobiliare impediscono agli studenti (soprattutto a quelli internazionali) di ottenere un alloggio adeguato. Per quanto riguarda la situazione in Italia, c’è una forte discrepanza sulla disponibilità e sulla qualità delle condizioni abitative negli alloggi universitari tra il Nord e il Sud dell’Italia. La disponibilità di alloggi universitari con condizioni abitative decenti si trova principalmente nel Nord, spingendo gli studenti provenienti dal Sud a spostarsi verso le università nelle Regioni del Centro e del Nord Italia, considerando anche il prestigio accademico di tali atenei. Inoltre, vige una legislazione stringente sulla selezione degli studenti che possono accedere agli studentati pubblici, inclusi coloro che potrebbero risultare beneficiari di borse di studio (consiglio caldamente di consultare i decreti ministeriali per l’accesso ai posti letti negli studentati pubblici). Riprendendo in mano il sopracitato report “Città in affitto”, la costruzione di nuovi alloggi universitari sta diventando degli investimenti immobiliari sempre più proficuo per gli investitori privati. Attualmente, in Italia, gli studenti che abitano in uno studentato rappresentano non più dell’1% dell’intera popolazione studentesca attiva. Questa percentuale, però, tenderà ad aumentare a causa del sempre più elevato numero di studenti che deciderà di studiare al di fuori della propria regione. Inoltre, il mercato dello student housing è piuttosto emergente nel contesto italiano, e non più diretto solamente agli studenti universitari, ma comprende anche i dottorandi, i liberi professionisti e gli immigrati. C’è anche una grande discrepanza sull’investimento tra gli studenti pubblici e gli studentati privati, sia da parte dello Stato che dalle agenzie private, in termini di erogazioni e di qualità dei servizi offerti da queste strutture; ciò potrebbe portare a una ghettizzazione degli spazi urbani universitari. In più, all’interno dell’Europa stanno aumentando gli edifici destinati ad affitti brevi, cioè destinati a brevi permanenze anche nel caso di edifici residenziali ad uso abitativo.
Avendo un quadro nazionale del contesto abitativo più dettagliato e chiaro, focalizziamoci sulla questione abitativa nella provincia di Trento. Prima e dopo i loro interventi, ho posto alcune domande a due dei rappresentanti di UDU Trento, Michele Minniti e Luca Pistore, per maggiori approfondimenti sulla situazione del caro affitti.
Federica: “Non è nuova la situazione del caro affitti a Trento?”
Michele: “Assolutamente no. A seguito del Covid il numero di stanze da affittare agli studenti è sensibilmente diminuito, si stima una perdita attorno del 30% di stanze disponibili. In contemporanea c’è stato il caro energia dovuto al conflitto in Ucraina, che ha portato ad un aumento dei prezzi delle risorse energetiche, dunque delle bollette. Ciò ha portato ad avere case a prezzi fuori mercato con affitti che possono arrivare oltre 500 euro al mese per una singola. Questo ha portato ad una carenza della disponibilità delle case che ha costretto gli studenti a scegliere di fare i pendolari. Questa è una situazione inaccettabile e noi chiediamo alla Provincia maggiori investimenti negli studentati e di ampliare quello che è il canone concordato.”
Federica: “Avete documentato la situazione degli affitti all’interno della comunità studentesca prima di organizzare questa protesta? Se si, che strumenti avete utilizzato?”
Michele: “Si. Comunque, teniamo a mente che questa è una protesta nazionale della quale noi abbiamo deciso di aderire. Inoltre, il direttivo nazionale di UDU ha creato un manifesto nazionale del diritto abitativo, un manifesto generico che si rifà alle istanze della situazione del caro affitti in tutta Italia. La nostra associazione cerca di proporre delle richieste specifiche per quanto riguarda la situazione trentina chiedendo delle risposte alla Provincia basandoci su quel manifesto. Inoltre, chiediamo delle risposte soprattutto nei confronti dell’ente per il diritto allo studio della nostra università: Opera Universitaria, che si trova attualmente in una situazione difficile.
Luca: “Si assolutamente. Noi abbiamo fatto un questionario affitti. Abbiamo creato un gruppo Telegram dove forniamo delle informazioni sulla disponibilità di affitti accessibili in cui vi sono delle condizioni abitative ottimali nella provincia di Trento per aiutare gli studenti a trovare alloggio. In più, abbiamo ottenuto un tavolo con il Comune dove abbiamo ottenuto un abbassamento della tassa IMIS per favorire il canone concordato, che è un canone di affitto inferiore rispetto al canone medio. Stiamo lavorando all’interno della Consulta degli studenti di Trento e del CDS in cui presenteremo una mozione in cui chiederemo all’Università di prendere posizione a favore di noi studenti sulla situazione degli affitti.”
Federica: “Ci potresti fornire qualche dettaglio su uno o più punti del manifesto nazionale del diritto abitativo redatto da UDU?”
Michele: “Certamente, vi ricordo che potete trovare il manifesto completo sulla pagina nazionale di UDU. Alcuni punti riguardano un maggiore investimento degli studentati utilizzando i fondi del PNRR. Altri punti riguardano il limitare i rincari degli affitti come avviene in altri stati europei come Spagna, Francia e Germania, Stati che non utilizzano l’inflazione annuale come unico strumento per determinare approssivamente i prezzi dei beni e dei servizi. In più in quegli Stati ci sono delle norme governative che limitano il mercato ad aumentare ulteriormente i prezzi degli affitti. In altri punti, proponiamo di utilizzare la leva fiscale per fornire degli incentivi per i proprietari che danno case in affitto agli studenti per contrastare gli affitti in nero e per limitare gli affitti turistici, che sono molti preponderanti, a Trento in contemporanea.”
Federica: “Dalle testimonianze di studenti che abbiamo ascoltato, abbiamo notato che non è la prima volta che c’è un problema di caro affitti nella Provincia di Trento. Anzi, la Provincia non si è accordata con gli accordi di Milano del 2009. Ci potresti fornire maggiori informazioni su questi accordi?”
Luca: “Gli accordi di Milano sono degli accordi tra il Ministero dell’Istruzione, l’Università e il MUR. Questi accordi stabiliscono che è la Provincia a finanziare l’Università, quindi mentre nelle altre università si partecipa alle FFO, che è il Fondo di Finanziamento Ordinario cioè i finanziamenti destinati all’Università dallo Stato italiano, l’Università di Trento è finanziata nella maggioranza dei casi dalla Provincia, ma non a sufficienza. Voglio ricordare che lo scorso semestre siamo stati l’unica lista studentesca e siamo stati l’unica parte studentesca del CCDA a votare contro l’aumento degli affitti per i borsisti e non borsisti. Questo ha portato da un lato ad un aggravio maggiore delle tasche degli studenti universitari che alloggiano negli studentati pubblici, e dall’altro lato ci siamo trovati di fronte ad una necessità di risposta dalla politica pubblica. Una situazione che è diventata insostenibile perché a seguito del Covid, molte singole sono state convertite in camere doppie e l’aumento degli affitti è aumentato in maniera importante. Parliamo che i prezzi di affitto mensile per una stanza doppia parte dai 350 euro in poi, per una stanza singola 450 euro in poi. Ci troviamo oggi a chiedere oggi per provare ad aprire un dialogo con le istituzioni locali per cercare di risolvere concretamente la questione degli affitti”
Federica: “La provincia di Trento ha effettuato delle politiche abitative a favore degli studenti?”
Luca: “La provincia di Trento non ha effettuato, ad oggi, delle politiche abitative a favore degli studenti, noi non siamo ascoltati e non stiamo ottenendo dei cambiamenti. Continueremo a batterci sia attraverso le vie istituzionali che ricorrendo ai presidi.”
Qualche giorno dopo il presidio, ho intervistato attraverso una video-chiamata Tommaso Baldo, presidente dell’Associazione sportello casa per tutti, anch’egli presente al primo giorno del presidio. Gli ho posto alcune domande per comprendere le cause del caro affitti nella città di Trento e nella Provincia.
Federica: “Buongiorno Tommaso, grazie per aver preso parte alla nostra intervista, ti chiedevo se potevi illustrare la vostra associazione”
Tommaso: “Sportello Casa per tutti non è esattamente un’associazione ma siamo un gruppo di persone che si sono accorte che delle famiglie del proprio quartiere venivano sfrattate e delle famiglie che avevano delle difficoltà a trovare alloggio nella provincia di Trento. Così, ci siamo uniti per aiutare le famiglie a cercare degli alloggi adeguati al portafoglio delle famiglie, raccogliamo dati per presentare delle mozioni di fronte alla Giunta Comunale per attuare delle politiche abitative a favore delle categorie sociali marginali. Inoltre, organizziamo delle azioni di picchettaggio di fronte alle abitazioni soggette a sfratto.”
Federica: “L’emergenza abitativa è limitata solamente nella città di Trento?”
Tommaso: “Non solo nella provincia di Trento, ma in tutta la regione del Trentino Alto si registrano dei costi degli alloggi, sia parlando di costi dell’affitto e della vendita degli immobili, elevati sia nelle città principali che nei piccoli Comuni.”
Federica: “Qual è il prezzo medio dell’affitto di una casa a Trento anche fornendomi una cifra approssimativa?”
Tommaso: “Se osservi sul sito di Immobiliare.it puoi osservare che il prezzo dell’affitto mensile di un monolocale, di un bilocale e di un qualsiasi appartamento nella città di Trento e nei comuni limitrofi in ottime condizioni abitative con almeno due o tre stanze e un bagno, il costo si aggira attorno ai 660 e i 900 euro. Questi prezzi tendenzialmente aumentano in base alla locazione dell’immobile, allo stato delle condizioni abitative e all’aumentare delle caratteristiche specifiche di un immobile come la presenza di un garage. Ricordati che il sito Immobiliare.it è un sito di compravendita, non ci fornisce dei dati ufficiali però ci illustra una panoramica la quale ci informa che il costo degli alloggi sia nella Provincia di Trento che nella Provincia di Bolzano sono i più cari rispetto alle altre Regioni Italiane, escludendo le città turistiche e le metropoli.”
Federica: “Quali potrebbero essere le cause dei prezzi elevati degli affitti nella Regione Trentino Alto-Adige?”
Tommaso: “Prima di tutto per via del nostro paesaggio alpino. Questo da una parte ha significato da una parte una scarsità di terre adatte all’edilizia, dall’altra parte le amministrazioni hanno finanziato varie iniziative per valorizzare e proteggere i monti, le foreste e le valli circostanti. Un’altra causa è il turismo che è diventato settore portante dell’economia della Provincia. Se osservi, sul sito dell’ISPAT, l’anno scorso sono state registrate circa 5 milioni di presenze turistiche (nelle seconde case e residenze private). L’aumento della presenza di turisti, ha avuto portato i proprietari ad investire negli affitti brevi piuttosto che in affitti verso le famiglie e gli studenti. L’investimento sugli affitti brevi è cominciato a seguito del Covid 19, periodo nel quale i proprietari hanno iniziato a investire su questa tipologia di affitti a seguito della perdita di studenti e del fatto che il portafoglio economico degli studenti non è altrettanto risultato tanto proficuo per i proprietari immobiliari. Non riesco a fornirti una cifra approssimata sui prezzi dell’affitto turistico, anche a cadenza settimanale, perché c’è la questione degli affitti in nero e perché il prezzo dipende dalle fasce del mercato. Però tendenzialmente con i prezzi attuali del mercato metà dello stipendio o l’intero stipendio serve per coprire le spese abitative. Un’altra causa è che non abbiamo un mercato immobiliare regolamentato soprattutto per quanto riguarda la presenza e l’aumento degli alloggi turistici a breve affitto. Un’altra causa è la mancanza di investimento e di incentivazione dell’edilizia pubblica la quale effettua un’operazione di calmiere dei prezzi degli alloggi.”
Federica: “Potrebbe illustrarci la situazione dell’edilizia pubblica a Trento?”
Tommaso: “L’edilizia pubblica trentina purtroppo riesce a ristrutturare meno appartamenti rispetto a agli immobili restituiti. Ogni anno la società ITEA S.P.A, l’Istituto Trentino dell’edilizia abitativa, registra circa 400 appartamenti all’anno restituiti alla società per differenti ragioni, quest’anno sono stati restituiti 418 appartamenti. Ogni anno la società promette di ristrutturare tutti gli appartamenti restituiti. Però, dal 2018, ITEA riesce a ristrutturare meno appartamenti rispetto a quelli restituiti, sempre basandoci sui dati del 2022 gli appartamenti ristrutturati o prodotti sono stati 351, questa differenza ci illustra lo scarso investimento dell’edilizia pubblica. Questo ha portato ad un circolo vizioso nella quale la società ITEA si ritrova con circa 1000 appartamenti sfitti ogni anno, cioè appartamenti che formalmente dovrebbero risultare in ristrutturazione.”
Grazie alle informazioni raccolte dal report “Cittàinaffitto” di IrpiMedia e dalle interviste effettuate, il caro affitti è un fenomeno sociale che è principalmente generato dalla scarsità di alloggi studenteschi, alloggi gestiti nella maggioranza dei casi da privati, e dall’aumento del numero di affitti brevi e turistici. Abbiamo analizzato solo una parte dall’ampio fenomeno della crisi abitativa. Non abbiamo analizzato la questione della perdita del potere di acquisto della nostra generazione, la tendenza del microliving nelle grandi città, la gentifricazione degli spazi urbani e la progettazione di spazi di socialità urbana. Inoltre, stiamo trattando di un fenomeno di cui è difficile avere delle informazioni complete. Lo stesso report riporta come principale limite dell’indagine la mancanza di trasparenza sulla disponibilità di dati sugli enti che controllano i progetti di edilizia studentesca, i soggetti finanziati e i fondi utilizzati per finanziare la creazione o la ristrutturazione degli alloggi studenteschi.
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