Quanto vale il mio voto?
Quanto vale il mio voto?
Dipende. Partendo da Trento il nord se la cava abbastanza bene – al di là di alcune traversate epiche, i costi sono abbastanza contenuti. Più ci si allontana dall’università, verso Torino, Firenze, Roma, Bari, i costi crescono, le ore di viaggio pure, fino alla leggendaria tratta Trento-Reggio Calabria che per modici 100/200 euro di andata e ritorno e dieci ore di viaggio – ritardi ed incidenti permettendo – garantisce il privilegio di poter depositare la propria scheda in un’urna all’altro estremo del Paese. Tacciamo poi, per pietà, circa le tratte aeree – con i nostri lettori sardi e siciliani che ripenseranno ai trecento/quattrocento euro ed annesse corse tra Trento e Verona per tornare a casa e votare nelle proprie isole.
Ad inizio articolo avevamo detto che il valore del voto dipende. Qual è l’alternativa allora a svariate ore e decine, se non centinaia, di euro di viaggio pagate per esercitare un proprio diritto? Uno zero tondo: zero peso, zero considerazione, il nulla. Nel Paese in cui i nostri genitori vedranno la pensione (forse) e noi non la vedremo per nulla (sicuro); nel Paese in cui, se già la pensione è un miraggio, il lavoro (sottopagato) va visto come un dono anche per i laureati; nel Paese in cui noi studenti dobbiamo spendere ogni anno migliaia di euro per garantirci un’istruzione; nel Paese in cui l’aborto è un privilegio e c’è un governo che cancella per decreto i bambini delle coppie; nel Paese in cui il disastro climatico uccide in Romagna e trasforma il Sud in un deserto; in questo Paese, i giovani, la parte più dinamica della società, non solo sono ormai una minoranza e lo saranno sempre di più, sempre più inascoltata, ma ci viene pure impedito di esercitare il nostro diritto di voto.
Possiamo credere che il voto a distanza sia impossibile? Quando, da decenni, è una realtà in vari Paesi del mondo, dagli Stati più grandi come gli USA a quelli più piccoli come l’Estonia. Nella maggior parte dei casi si tratterebbe di imbustare una scheda. In alcuni di votare online, tramite il leggendario spid. In tutti, sparirebbero i viaggi della speranza e le spese che tocca fare di tasca nostra per poter votare. C’è chi ci risponderebbe parlando di lamentela inutile; c’è chi deve scegliere tra la spesa del mese ed il biglietto del treno o dell’aereo.
Ecco allora che finalmente in Italia si parla di voto a distanza. In particolare, se ne è parlato in questi mesi in Parlamento, con una proposta delle opposizioni per consentire il voto tramite posta: il giorno prima delle elezioni gli elettori fuorisede si sarebbero recati nei seggi dove vivono, avrebbero votato e le schede sarebbero state poi spedite nei comuni di residenza. Un processo facile, che avviene per decine di altre cose ogni giorno, dai pacchi postali ai portavalori delle banche. Forse, per la prima volta, avremmo potuto votare dove viviamo per le Europee del 2024. Si era addirittura ipotizzato, con un emendamento del Partito Democratico, che i fuorisede potessero votare anche per le prossime elezioni politiche, le elezioni più importanti in Italia.
Se però ne parliamo al condizionale è perché ieri, dopo mesi di rimpalli, la maggioranza di destra – che da sempre si oppone al voto fuorisede – ha forzato il testo delle opposizioni, affidando una delega al governo per scrivere una legge che regoli il tutto entro 18 mesi. Risultato? Saltate in blocco le prossime elezioni europee; e cestinato l’emendamento che avrebbe permesso di votare alle politiche.
Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca: davanti ad una maggioranza di destra che raccoglie scarsi consensi tra noi giovani, che siamo il grosso se non la totalità di cinque milioni di fuorisede, qualcuno potrebbe ipotizzare che faccia comodo ostacolare il nostro diritto al voto. Perché forse lo scenario politico del Paese muterebbe, e con esso la maggioranza al governo. Questo però è pensar male. Nel mentre, consigliamo a chi volesse votare alle elezioni europee (a inizio giugno 2024) di cominciare a cercare i biglietti – forse qualche offerta riusciremo a trovarla (sperando che l’Università sospenda le sessioni d’esame).