La politica distante – giovani, politica, associazioni
Quasi il 40% di noi giovani, dai 25 in giù, alle ultime elezioni si è astenuto – contemporaneamente, questa è tra le generazioni più attive nel volontariato e nell’associazionismo. Come si spiega secondo voi questa differenza?
Valentina: Viviamo in un’epoca dove la narrazione sui giovani è sempre a nostro sfavore, e la politica su questo ci marcia. Il fatto che tanti giovani partecipino e siano attivi nell’associazionismo è la conferma che non c’è indifferenza o poca voglia di esserci e fare. Il problema è che questo non si traduce poi in impegno politico istituzionale. Il focus che bisogna tenere dal mio punto di vista è sui politici, sulla classe politica che ha creato questo soffitto di cristallo ai giovani, dicendo a parole di volerli coinvolgere ma poi nei fatti li tiene lontani. I giovani sono ormai una minoranza del nostro paese e non si sentono rappresentati dalla politica, come anche io in questo momento, e purtroppo nella maggior parte dei casi questo si traduce in astensione.
Mirko: La partecipazione politica e l’astensione elettorale tra i giovani sono questioni importanti per la democrazia. Tante sono le ragioni, sicuramente alcune spiegazioni delle differenze tra attivismo giovanile e astensione sono causate dal disincanto verso la politica tradizionale, la mancanza di fiducia nelle istituzioni, la difficoltà a votare. Ci sono poi le iniziative sociali alternative, che danno un senso di realizzazione e di cambiamento; l’educazione pubblica, che tralascia ampiamente la necessità di partecipare alla politica. In generale, è fondamentale che i politici e i candidati cerchino di coinvolgere i giovani nelle decisioni politiche, ascoltino le loro preoccupazioni e lavorino per aumentare la fiducia nelle istituzioni per affrontare la differenza tra l’astensione elettorale e l’attivismo dei giovani. L’uso di canali di comunicazione adatti alle nuove generazioni e la promozione dell’educazione civica nelle scuole possono anche aiutare ad aumentare il coinvolgimento politico tra i giovani.
Qual è stata la vostra esperienza associativa? Che difficoltà avete trovato, e come vi ha fatti crescere?
Mirko: Ho avuto diverse esperienze associative, tra cui il coinvolgimento in associazioni studentesche, attività di volontariato sociale e organizzazione di eventi culturali. Le principali difficoltà sono state gestire il tempo tra gli impegni associativi e personali, ma queste esperienze mi hanno insegnato a essere più organizzato e a sviluppare competenze di leadership, comunicazione e problem-solving, che ritengo fondamentali per rappresentare al meglio la mia comunità.
Valentina: Mi fa sorridere pensare che il mio impegno sia cominciato in oratorio, perché effettivamente è da lì che mi sono resa conto che fare qualcosa per gli altri arricchiva in primis me stessa. Quando inizi ad interessarti alla società è difficile rimanere indifferenti, ed ho iniziato a sentire il bisogno di far sentire la mia voce. Nel 2017 sono diventata Presidente della Consulta per i Giovani di Pergine, è stata un’esperienza molto formativa perché lavorando a stretto contatto con l’amministrazione comunale ho potuto conoscere le logiche politiche e amministrative che stanno dietro alle scelte e mi sono resa conto dell’importanza di rappresentare i giovani all’interno delle istituzioni. Ora con la Consulta sono al secondo mandato come delegata al piano giovani di zona, attraverso questa esperienza sono anche entrata a far parte dei Giovani Cooperatori Trentini. La cooperazione è un pilastro della società e dell’economia trentina, che ci contraddistingue da altre realtà e di cui dovremmo continuare a valorizzare le logiche. Il mio impegno sul territorio si è concretizzato anche nell’attivismo in Università con il sindacato studentesco Unione degli Universitari, con cui ho imparato l’importanza delle idee e dei valori di giustizia sociale, e che schierarsi in questo momento storico diventa più che mai necessario.
Spesso la nostra generazione vede – non a torto – la politica come distante, incapace di rappresentarci. Come vi siete avvicinati alla politica? Quali sono state le maggiori difficoltà nel vostro percorso?
Valentina: Gli ambienti che per associazionismo ho frequentato erano sempre ambienti politici. Parlare della società e di come agire per il bene dei giovani significa fare politica, occuparsi dell’animazione dei paesi è fare politica, occuparsi dei diritti degli studenti è fare politica. Mi sono accorta però che la politica dei partiti non mi rappresentava più, e che poteva essere necessario prendersi lo spazio all’interno degli ambienti partitici perché manca una fetta di generazione e di istanze. Mi sono avvicinata alla politica partitica perché sono stata coinvolta da degli amici. Lo scalino più alto per avvicinarsi alla politica è stato il concepirmi, in quanto donna e giovane, come persona che può fare politica partitica, perché manca la rappresentanza di queste categorie, nei fatti minoritarie.
Mirko: Mi sono avvicinato alla politica perché ho visto l’opportunità di fare la differenza nella mia comunità. Le principali difficoltà nel mio percorso sono state la percezione di distanza tra la politica tradizionale e i giovani. La sottovalutazione, da parte dei più vecchi politici, della mia persona perchè troppo giovane. Ho cercato di superare tutto questo attraverso il coinvolgimento attivo, l’ascolto delle preoccupazioni dei giovani e l’uso di mezzi di comunicazione moderni per rendere la politica più accessibile e rilevante per la nostra generazione.
Voi siete entrambi candidati alle provinciali, che qui in Trentino, vista l’autonomia, sono elezioni fondamentali – che ruolo ha avuto l’esperienza della giovanile nel maturare questa decisione?
Mirko: L’esperienza che sto avendo con i Giovani Democratici è stata fondamentale per la mia decisione di candidarmi alle elezioni provinciali. Mi ha dato un modo per comprendere meglio le aspirazioni e le difficoltà dei giovani nel contesto provinciale e mi ha ispirato a cercare modi migliori per rappresentare i loro interessi nella politica locale.
Valentina: Dal mio punto di vista e per la mia esperienza, il gruppo è il vero potere. La mia candidatura è espressione delle volontà e delle idee di un gruppo. Dal confronto e dal lavoro collettivo possono nascere progetti e battaglie che meglio rappresentano un’intera fetta di interessi. Ho deciso di candidarmi proprio perché la sfida sarebbe stata di tutti e tutte. Io penso che la candidatura in generale non dovrebbe mai essere la rappresentazione di interessi e valori solo individuali perché rischia di essere autoreferenziale.
Secondo voi, come si può avvicinare la nostra generazione alla politica? E come la politica può sostenere attivamente l’associazionismo in particolare tra gli studentu?
Valentina: Un primo passo è l’educazione civica, partendo dalle scuole e dagli ambienti di aggregazione bisogna veicolare il messaggio che il nostro contributo attivo nella società è importante e determinante nelle scelte pubbliche. È una tendenza comune che i diritti acquisiti vengano dati per scontati e quindi perdano di rilevanza, questa disaffezione deve essere combattuta con la cultura all’importanza del diritto di voto e della partecipazione e libera aggregazione delle persone. Un’altra strategia è valorizzare le esperienze associazionistiche e le attività che permettono di entrare in contatto con le istituzioni, perché ti permettono di conoscerle e comprenderne i meccanismi, per essere più consapevoli e magari volersi spendere poi in prima persona per esse e la collettività.
Mirko: È fondamentale coinvolgere i giovani, comunicare efficacemente e promuovere l’educazione civica per avvicinarli alla politica. La politica può finanziare progetti, collaborare con le associazioni e fornire spazi e risorse per sostenere l’associazionismo studentesco.
Ricordiamo a tutte e tutti i Trentini che il 22 ottobre si terranno le elezioni provinciali. Sotto i 30 anni, siamo sempre meno numerosi in questo Paese. L’unica possibilità per pesare è fare di tutto per farsi sentire e influenzare la politica. Votare è il primo passo.