Due chiacchiere con Samuela Salvotti, autrice del libro “Lo Stalker”
Tommaso è un uomo bellissimo, divertente, di buona famiglia,
affascinante e irresistibile.
Ha deciso che vuole Francesca – una ragazza inquieta, bruttina e sinistra –
e questa decisione è semplicemente irreversibile.
dalla sinossi della copertina del libro “Lo Stalker”
Da questa breve sinossi, introduciamo il nuovo romanzo della scrittrice trentina Samuela Salvotti. Il libro si intitola “Lo Stalker” e affronta le forme subdole di stalking di natura psicologica, difficili da riconoscere sia per uomini che donne, insieme alle molteplici sfaccettature del narcisismo psicologico, anch’esso tema centrale del romanzo.
Abbiamo recentemente intervistato Samuela Salvotti per ottenere ulteriori dettagli sulle tematiche trattate. Prima di passare all’intervista, presentiamo brevemente la scrittrice. Samuela Salvotti, residente a Desenzano del Garda, è laureata in Relazioni Pubbliche ed è autrice di cinque romanzi. Tra di essi, “Concepiti in ventri di regine” ha ricevuto il premio Italo Calvino dalla rivista Indice.
Da dove nasce l’idea del tuo libro “Lo Stalker”?
Purtroppo lo stalking è un tema molto attuale, che ho voluto affrontare in quanto la violenza sulle donne è un argomento molto importante per me. Tuttavia, ho desiderato parlare di un tipo di stalking ancora poco conosciuto, lo stalking psicologico, che a mio parere è molto interessante da raccontare a livello letterario.
Che cosa pensi della narrazione dello stalking nell’opinione pubblica?
Tutti ne parlano all’interno della cronaca nera, ma nessuno sembra riuscire a comprendere i veri rischi che le vittime affrontano nelle dinamiche dello stalking, poiché non sono direttamente coinvolti in queste storie. Il risultato di ciò è l’uccisione di numerose donne da parte degli uomini. A mio parere, si tratta di un passaggio educativo e psicologico fondamentale, da una realtà sociale patriarcale verso una realtà sociale più equa. Molti uomini non sembrano ancora completamente comprendere quanto sia gratificante avere una condizione di parità all’interno della coppia, così come in altre dinamiche.
La protagonista del tuo libro si ribella alle violenze che subisce dal suo stalker e lo uccide. Per quale motivo hai deciso di conferire alla protagonista anche il ruolo di carnefice, oltre a quello di vittima?
Il primo capitolo si conclude con la protagonista Francesca che uccide il suo stalker Tommaso. Nel resto del romanzo si cerca di comprendere quali sono le altre forme di violenza, in particolare quelle legate allo stalking, che precedono gli eventi violenti. Il secondo obiettivo del romanzo è esplorare cosa accade a una donna nel momento in cui diventa vittima di stalking, una situazione che, purtroppo, potrebbe coinvolgere chiunque, in particolare in forme subdole basate su una violenza narcisistica. Quando parlo di violenza narcisistica, intendo una forma di abuso in cui il perpetratore riempie la vittima di attenzioni, limitando la sua libertà e isolandola dal mondo, nel contesto di una vera e propria relazione tossica.
Un altro dei temi trattati nel tuo romanzo è il narcisismo patologico. Perché hai voluto mettere in evidenza questa caratteristica all’interno di queste dinamiche violente?
La parola “narcisista patologico” è sulla bocca di tutti, ma spesso risulta difficile descrivere chi lo è effettivamente, soprattutto per gli uomini delle vecchie generazioni, a mio avviso. In ogni caso, identifichiamo un “narcisista” come una persona che pretende che i suoi bisogni siano sempre prioritari, senza considerare le esigenze degli altri. Forse, dato che le donne tendono ad essere più attente alle esigenze altrui, alcuni uomini crescono con una costante richiesta di soddisfazione, senza tener conto di ciò che l’altra persona desidera.
Visto che questa parola è così diffusa in tutti i mezzi di comunicazione, ho voluto approfondirla per capire come questo comportamento problematico costituisca la radice di uno stalking psicologico molto più subdolo, che può insinuarsi in qualsiasi tipo di relazione. Può persino partire dalle persone più care, come genitori, familiari o partner. Credo sia essenziale parlare dello stalking psicologico, in quanto rappresenta l’anticamera di quello fisico.
Mi piacerebbe discutere di un recente episodio di cronaca: la condotta inappropriata di Giambruno nei confronti di una sua collega durante un fuori onda del suo programma televisivo. Vorrei sapere cosa ne pensi: possiamo considerare questo episodio come un esempio di uno degli aspetti psicologici della violenza?
L’esempio che hai citato è molto pertinente. Alcune donne potrebbero pensare che quei complimenti siano carini e innocui, ma non è così. In realtà, sfruttando la sua posizione di “potere”, sta dicendo a una donna che ha un bisogno e che lei potrebbe soddisfarlo. Capisci quanto sia radicato il narcisismo in questo comportamento? È un chiaro esempio di come certi uomini ragionino. Questo è qualcosa che dobbiamo combattere.
Nonostante ci sia una maggiore sensibilizzazione sul tema, perché si fa ancora tanta fatica a riconoscere queste forme di violenza da entrambi i lati?
Purtroppo, spesso le donne non sono sufficientemente consapevoli di queste problematiche, e talvolta siamo inclini a perdonare atteggiamenti inaccettabili. Dovremmo essere chiare riguardo ai comportamenti che sono o non sono accettabili, in base al contesto e alla natura della relazione, senza subordinarci ai bisogni degli uomini. Dobbiamo insistere su questo punto tutte insieme, così da ottenere il rispetto che meritiamo.