Who will be the next European Parliament: la difficoltà di informare in Italia
Gli episodi delle scorse settimane tra cui la lettura di un comunicato Stampa dell’amministratore delegato Roberto Sergio al festival di San Remo, a seguito dell’intervento di Ghali in merito alla situazione a Gaza, e la lettera scritta dai giornalisti del comunicato di approfondimento e di Rainews con la quale vengono prese le distanze dal comunicato di Roberto Sergio, ci ricordano che in Italia informare ed informarsi in modo corretto non è così scontato. Useremo questi episodi menzionati per illustrare la situazione della libertà di Stampa in Italia e, brevemente, in Europa.
Gli episodi menzionati ci illustrano una delle maggiori problematiche sull’effettiva garanzia dell’esercizio della libertà di stampa in Italia: la forte ingerenza politica nella e sulla televisione pubblica. Nella sezione 5.5 “Independence of Public media System” del report Media Pluralism monitor del 2022 (sezione incentrata sullo stato di indipendenza delle emittenti televisive e radiofoniche) l’Italia viene classificata come Paese europeo ad alto rischio: ciò significa che in Italia viene violata costantemente l’autonomia dei servizi pubblici soprattutto a causa delle interferenze politiche sulle nomine dei dirigenti e sulla linea editoriale delle reti, e a causa della dipendenza economica dalle finanze statali. Come sottolinea questo report, la dipendenza della rete televisiva pubblica dalla direzione governativa è un problema che è ormai persistente. E’ dal 1975, attraverso l’istituzione della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e degli organi di vigilanza, (i quali formalmente dovrebbero garantire il pluralismo della circolazione delle notizie) che il controllo della Rai è in mano alla politica. Con la legge Gasparri del 2004 (revisionata da Governo Renzi nel 2015) venne stabilito che le nomine delle posizioni del Consiglio di Amministrazione (che sono sette) devono essere nominate due dal Consiglio dei Ministri, due dalla Camera, due dal Senato ed una da parte dell’assemblea dei dipendenti Rai.
Secondo Pagella Politica, il partito politico italiano che ha avuto il maggior numero di nomine all’interno del CDA dal 2005 in poi risulta essere il Partito Democratico.
Quindi vi è una forte, prolungata e istituzionalizzata lottizzazione delle nomine delle posizioni dirigenziali del Consiglio di Amministrazione e degli Organi di Vigilanza, che influenza profondamente la linea editoriale dei programmi di informazione, tra cui anche i telegiornali.
Secondo il Media Mapping Report, un centro di ricerca europeo sulla qualità e sulla condizione della libertà di stampa in Europa, tra il 2022 e il 2023 sotto il governo di Giorgia Meloni sono stati registrati 14 episodi di tentata censura. Episodi che, riprendendo il sistema di categorizzazione degli incidenti del Mapping Media Report, si manifestano come bloccato accesso alle informazioni, arbitrario rifiuto di registrazione, interferenza commerciale di stampo politico e bloccata apparizione di articoli. Tre di questi episodi menzionati sono riconducibili alla direzione editoriale adottata dalla Rai durante l’attuale governo, tra cui l’eliminazione del programma di Roberto Saviano “Faccia a Faccia con il crimine”, il taglio del Canone Rai (una delle principali risorse di sostentamento economico della Rai) e le dimissioni del precedente capo della Rai Carlo Fuortes a causa della pressione degli organi di vigilanza Rai.
Bisogna tenere in considerazione anche le circostanze contestuali e legali. In Italia e in Unione Europea non si sanziona la S.L.A.P.P. (Strategic Lawsuit Against Public Participation), cioè quell’insieme di strategie legali volte a disincentivare la partecipazione nella vita pubblica tormendando una persona, limitandone o prosciugandone le risorse. Un esempio di strategia di S.L.A.P.P è la querela temeraria, cioè il ricorso all’accusa di diffamazione nei confronti di giornalisti, aziende e altri attori privati; questa è la strategia più utilizzata in Italia sia dai referenti politici di destra (accusa di diffamazione di Salvini nei confronti di Saviano), che da quelli di sinistra (accusa di diffamazione di Renzi nei confronti di Travaglio).
La finalità principale della S.L.A.P.P è colpire economicamente e psicologicamente la persona interessata: intentare una causa legale è economicamente dispendioso e generalmente genera ansia e stress, soprattutto per chi è in condizione precaria.
A livello europeo sul tema della S.L.A.P.P., dalla fine di novembre vige un accordo provvisorio di una direttiva europea sul ricorso alla S.LA.P.P in attesa di essere approvato o meno. Questo accordo propone delle strategie di difesa legale, garanzie procedurali e varie forme di risarcimento nei confronti di attori oggetto ad azioni di S.L.A.P.P. Il 27 febbraio è stata definitivamente approvata e adottata dal Parlamento europeo la direttiva Capua, la direttiva di contrasto alla S.L.A.P.P, dedicata alla giornalista maltese Dafne Capua. Direttive più precise a livello amministrativo, giudiziario e burocratico le sapremo all’inizio di maggio di quest’anno.
Dal punto di vista legislativo, attualmente, la Commissione di Giustizia del Senato Italiano è in discussione sull’approvazione di un disegno di legge volto a rafforzare il reato di diffamazione. L’attuale proposta di disegno legge prevede un aumento delle pene pecuniarie fino 50 mila euro. Questa pena tenderà ad aumentare nel momento in cui l’attribuzione e la diffusione dell’offesa avviene in maniera consapevole e vi è la finalità di diffondere false informazioni nei confronti della persona interessata. In più, questo disegno di legge prevede una sospensione lavorativa di sei mesi se viene commessa diffamazione; il ricorso ad ulteriori provvedimenti disciplinari verrà valutato dagli organi competenti.
In ultima istanza, verranno introdotte delle retifiche automatiche, significa che l’editore sarà obbligato a pubblicare contenuti seguendo delle specifiche linee editoriali (le linee di cui parlo sono indicazioni sul formato della trascrizione dei pezzi) secondo le indicazioni delle persone che hanno richiesto la pubblicazione dell’articolo, senza poter effettuare alcun genere di commento.
Inoltre, negli scorsi mesi è stata emanata una legge, denominata legge Costa, che vieta ai giornalisti, soprattutto quelli specializzati nella cronaca giudiziaria, di diffondere e trascrivere estratti o pezzi completi di ordini giudiziari pre-eliminari, cioè prima dell’inizio effettivo del processo, e di misure cautelari imposte all’imputato.
C’è da valutare la dimensione economica del lavoro del giornalista in Italia. Riprendendo la recente ricerca ed inchiesta di IRPI media “Come ti senti?”, un’indagine suddivisa in tre parti sullo stato di salute mentale e sulle condizioni lavorative dei giornalisti italiani, nella seconda parte dell’inchiesta “Quello che i giornalisti non dicono”, viene illustrata una situazione diffusa di precariato lavorativo, soprattutto per chi è under30, in cui molto spesso non si ottiene un compenso per la realizzazione di un pezzo oppure si ottengono dei compensi troppo bassi non sufficienti per poter coprire le spese personali e quelle previste per la realizzazione dei pezzi, specie se si intraprende il giornalismo investigativo.
Se desirate sapere quale sarebbe il compenso per la stesura di un articolo su qualsiasi testata italiana, vi consigliamo di andare allo Spioncino dei Freelance, attualmente l’unico dataset pubblico in cui i giornalisti freelance inseriscono i compensi che ricevono per un loro pezzo a seconda della testata giornalistica, sia quelle locali che quelle nazionali.
Inoltre, riprendendo alcune testimonianze dei giornalisti partecipanti all’inchiesta, ci sono stati dei casi in cui la testata giornalistica non ha coperto alcune spese, tra cui l’assicurazione sanitaria, e altri casi in cui la polizia e le forze dell’ordine hanno sequestrato il materiale registrato. Inoltre, l’ultima edizione della situazione delle libertà di Stampa dall’organizzazione Report sans Frontiere, ha mostrato che i giornalisti italiani ricevono numerose intimidazioni, minacce online and offline e aggressioni fisiche da parte della mafia e dei gruppi organizzati. A causa di questa situazione, i giornalisti italiani finiscono sotto scorta, soprattutto coloro che investigano su Crimine organizzato e corruzione; la scorta viene però fornita principalmente ai giornalisti che hanno un network o comunque il supporto economico ed emotivo della redazione per cui lavorano.
L’indagine di Irpi “Come stai?” ci illustra che la sussistenza dei giornalisti freelance dipende fortemente dalle collaborazioni con i quotidiani e le organizzazioni, dall’ottenimento di fellowship e dal coinvolgimento in progetti di medio termine da parte di reti di network di giornalismo, di centri di ricerca finalizzati allo studio dei media e di grandi NGO sulla libertà di stampa.
Questa situazione mostra il divario circa la stabilità economica, la continuità professionale e il grado di sicurezza di questo lavoro, tra chi è sotto contratto e chi decide di lavorare da libero professionista.
È necessario investigare anche su come circolano differenti contenuti sulle piattaforme fisiche (testate quotidiani e telegiornali) e digitali (pagine Instagram, newsletter). Il report “Media Pluralism Monitor del 2022” afferma che in Italia è facile accedere, sia materialmente che economicamente, a contenuti digitali, testate giornalistiche tradizionali e nuove piattaforme di digital journalism come Factanza e Will_Italia.
Stanno sempre più emergendo nuove testate specializzate in temi specifici, vicine ad un determinato approccio di analisi della realtà circostante, che si servono di vari linguaggi di comunicazione, e cercano di essere indipendenti grazie agli abbonamenti dei lettori oppure attraverso versamenti di pagamenti online con Kon-fi o Patreon.
Ciò conferma che sempre più persone si informano e cercano informazione attraverso i social media e piattaforme di ricerca come Google, sebbene questa sia una tendenza in diminuzione secondo l’Eldeman Trust Report del 2024.
Il “Media Pluralism Monitor” del 2022 afferma che l’Unione Europea nel complesso garantisce l’esercizio della libertà di stampa. Però, il report nota che vi è un forte spaccato tra i paesi del Centro Europa, dell’Europa Mediterranea e quelli dell’Europa settentrionale e dei Paesi Scandinavi, per quanto riguarda l’inferenza politica nelle reti televisive pubbliche, le condizioni lavorative dei giornalisti, il contesto legislativo (riguardo alla definizione giuridica del reato di diffamazione e della sua applicazione pratica) e la dipendenza economica da parte di compagnie private. Rimanendo sul report menzionato, a livello generale, attualmente in Europa non vige un regolamento che limita l’esercizio del monopolio delle testate giornalistiche e la regolamentazione sull’uso e sulla protezione dell’utilizzo di strumenti e materiali digitali. Purtroppo si è assistito, a livello europeo, ad un aumento dei casi di S.L.A.P.P. nei confronti dei giornalisti e di altri attori attivi nella partecipazione pubblica. Secondo il report dell’organizzazione C.A.S.E (Coalitation Against S.L.A.P.P. in Europe) del 2023 sono stati registrati 850 casi di azioni di S.L.A.P.P. cioè di querele temerarie, in Francia, Croazia, Grecia, Malta, Regno Unito, Turchia e Georgia (tenete conto che lo stesso report afferma che non riesce a mappare completamente i casi di S.L.A.P.P. in Europa in quanto spesso non riescono a essere identificati). Si calcola che in media un’azione di S.L.A.P.P. genera un danno economico individuale di 15150 euro considerando spese legali ed eventuali risarcimenti.
Come abbiamo visto negli scorsi mesi, ci sono stati in tutta Europa e Stati Uniti episodi di cancellazione di mostre d’arte, di posticipazione di consegne dei premi e perfino licenziamenti e dimissioni da parte di artisti a causa della loro posizione riguardo la situazione a Gaza.
Mentre cercavo delle fonti per il pezzo, mi sono imbattuta in un video della giornalista italiana Ester Castano, consigliera dell’Ordine del Giornalista della Lombardia e giornalista indipendente, in cui denuncia il fatto che il comitato tecnico scientifico dell’ordine dei giornalisti italiani abbia cancellato un webinar di formazione organizzato da lei sui temi dell’arabofobia e dell’islamofobia presente nei giornali, finalizzato a garantire e diffondere un’informazione corretta in merito agli attuali sviluppi a Gaza. Ciò è avvenuto senza un comunicato ufficiale da parte dell’ordine, ma semplicemente attraverso una comunicazione a voce in cui le è stato spiegato che siccome l’anno scorso era stato cancellato un webinar definito pro Israele, per lo stesso motivo hanno dovuto bocciare anche il suo.
Il corso della Castano avrebbe previsto l’intervento di Laura Silvia Battaglia, giornalista italiana specializzata nelle dinamiche in Medio Oriente (giornalista che abbiamo menzionato in un numero della nostra rubrica “Fumetto un genere minore” a marzo del 2023) e Christian Elia, giornalista e direttore di Q magazine specializzato in Medio Oriente.
Nonostante ciò, in Italia la libertà di stampa è ancora presente. Tenete presente che a seguito del rilascio del comunicato dell’amministratore delegato Roberto Sergio a Domenica In, i giornalisti indipedenti della Rai e la redazione di Rainews24, hanno scritto una lettera in cui prendono le distanze e chiedono una maggiore indipendenza delle Reti televisive RAI.
Si stanno sviluppando numerose proposte di testate giornalistiche e multimediali, specializzate in produzione e circolazione di contenuti media, che possano fornire punti di vista e letture differenti da quelle del Governo in carica.
Sempre più singoli giornalisti stanno investendo nel digital journalism, cioè nel creare nuove piattaforme di contenuti online e diffondervi notizie.
In merito alla situazione della narrazione e della percezione sull’attuale situazione a Gaza, ci sono ancora delle testate giornalistiche italiane come il TPI che riportano la situazione a Gaza in maniera completa ed imparziale, illustrando le azioni dell’esercito israeliano e le condizioni della popolazione civile palestinese.
Sebbene nel 2023 sia cresciuta la fiducia a livello globale nei confronti della figura del giornalista, i media e i giornalisti stessi, in Italia, registrano comunque un basso livello di fiducia e influenza nella comunità.
Per poter garantire in maniera più solida la libertà di Stampa è necessario migliorare le condizioni lavorative dei giornalisti e proteggerli dalle querele temerarie, bisogna cercare di rendere la Rai indipendente dal punto di vista economico e cercare di garantire una formazione continua ai giornalisti senza discriminazioni nei confronti di specifici temi e senza interferenze politiche.
Fonti:
https://rsf.org/en/country/italy
https://www.boell.de/en/2024/01/16/silencing-voices-italy-erosion-media-freedom
https://www.mapmf.org/explorer?f.from=2022-10-22&f.country=Italy
https://www.the-case.eu/latest/how-slapps-increasingly-threaten-democracy-in-europe-new-case-report/
https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/56433.pdf
https://www.ilpost.it/2021/05/03/nomine-rai-politica/
https://cadmus.eui.eu/bitstream/handle/1814/75753/MPM2023_General_report.pdf?sequence=1&isAllowed=y
https://www.edelman.it/sites/g/files/aatuss391/files/2024-
https://www.editorialedomani.it/politica/italia/rai-il-comitato-di-redazione-degli-approfondimenti-prende-le-distanze-da-sergio-su-israele-j474yp7h?fbclid=PAAaavNNhLkrc8yE5ii_dEwHpktQUzFZU86SCChXad-FD4zL3JKfv1epufmIg
https://www.liberainformazione.org/2024/02/16/cdr-rai-il-racconto-della-guerra-non-puo-dipendere-dalla-collocazione-internazionale-del-paese/?fbclid=PAAaaDGvSa76iMYp-stOOOJCcnVN8YNcn6eWqtrrpwn1X02-itw5k5LB7dQ1I
https://www.instagram.com/reel/C3QZBxGMzRw/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==
https://www.instagram.com/reel/C3XxcL1NlKM/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==
provisional-agreement-on-eu-law-protecting-journalists-and-human-rights-defenders/
https://irpimedia.irpi.eu/cometisenti-quello-che-i-giornalisti-non-dicono/
https://pen.org/press-release/even-in-times-of-war-art-must-not-be-canceled/
https://www.liberties.eu/it/stories/slapp/43856
https://pagellapolitica.it/articoli/pd-partito-piu-consiglieri-cda-rai
https://www.ilpost.it/2023/10/06/marco-travaglio-e-il-fatto-quotidiano-sono-stati-condannati-per-aver-diffamato-matteo-renzi/
https://tg24.sky.it/cronaca/2023/02/01/salvini-saviano-processo-diffamazione