Simulazione “Cop24”: student* affrontano le sfide ambientali
Rumore di sedie spostate, una serie di mani alzate pronte ad intervenire, un’atmosfera carica di emozione e collaborazione e, perché no, anche una buona dose di competitività, data dalla voglia di mostrarsi preparati al meglio e attenti agli occhi de* compagn*: così ho immaginato la simulazione della “COP24”, attraverso le parole di Alisia Giordano – una partecipante al progetto – e Aronne Mattedi – uno degli organizzatori.
La simulazione si è svolta dal 20 al 22 marzo e ha coinvolto student* universitar*, entusiast* dell’iniziativa, per la prima volta organizzata a Trento, in una serie di lavori e plenarie che ha permesso loro – seppur per qualche giorno – di mettersi nei panni di diplomatici di varie nazioni del mondo.
Il tema su cui verteva l’evento, l’ambiente e i cambiamenti climatici, era di estrema attualità e l’obiettivo ambizioso de* partecipant* era quello di mirare a delle possibili soluzioni comuni su come affrontare l’emergenza climatica e i disastri ambientali.
Non mi dilungo, però, in eventuali spiegazioni e lascio la parola a chi questo evento ha potuto viverlo dal vivo…
Buongiorno, grazie innanzitutto di partecipare a questa intervista, ti chiedo gentilmente di presentarti.
Buongiorno, mi chiamo Alisia Giordano, sono al primo anno di Studi Internazionali e ho partecipato alla “Cop24”.
Bene Alisia, come sei venuta a conoscenza del progetto?
Allora, ne sono venuta a conoscenza tramite Instagram, ho visto un post riguardante questa iniziativa, mi sono interessata, ho raccolto qualche informazione e ho pensato che potesse essere bello partecipare.
E durante le attività cosa avete fatto?
Allora, si è trattato di un’attività di tre giorni. Il primo giorno ci hanno spiegato tutte le regole che i delegati devono seguire: come fare gli interventi, le differenze tra i vari tipi di intervento, come comportarsi e interagire con gli altri membri in maniera diplomatica. Infatti, un delegato non deve apportare solo il proprio ruolo per quanto riguarda il proprio Stato a livello politico, ma deve mostrarsi diplomatico. In seguito ci siamo presentati e abbiamo descritto il ruolo che il nostro Stato aveva nei confronti della tematica ambientale, tutti i successi di quest’ultimo e gli obiettivi che si era prefissato da raggiungere per gli anni futuri, il ruolo che aveva nelle Nazioni Unite e come potesse collaborare con altri Stati per ottenere risultati maggiori. I giorni successivi ci siamo dedicati alla simulazione vera e propria, dove ognuno interveniva esprimendo il parere del proprio Stato di rappresentanza.
Se avevi delle aspettative in merito alla simulazione, sono state soddisfatte oppure si è rivelata qualcosa di completamente nuovo?
Allora, pensavo fosse diverso, però sono molto soddisfatta di aver partecipato perché ho imparato come dei delegati devono essere, come osservare in modo corretto l’atteggiamento diplomatico, i diversi tipi di intervento… Inoltre abbiamo approfondito delle tematiche che magari non sempre sono messe in primo piano, come per esempio il piano artico, o alcune tematiche ambientali come la deforestazione e quindi anche progetti specifici intrapresi dagli Stati, quando magari ci si concentra più generalmente su temi legati all’ambiente come la riduzione dei gas serra, l’economia circolare… Dunque, siamo giunti a conoscenza di nuovi ambiti. Abbiamo oltretutto intrapreso delle relazioni con degli altri ragazzi che impersonificavano delegati di altre nazioni e abbiamo compreso ancora meglio come bisogna relazionarsi.
Benissimo, e il rapporto con i collegh* è stato proficuo, collaborativo o hai riscontrato delle criticità?
È stato sicuramente proficuo, perché si sono dimostrati collaborativi e si sono riscontrati però anche dei momenti un po’ più critici durante i quali non sempre si andava d’accordo e quindi si è dovuto lavorare un po’ più faticosamente per raggiungere dei compromessi, però alla fine si è raggiunto un buon risultato.
Pensi che quest’attività possa esserti stata d’aiuto a livello orientativo o dal punto di vista accademico e lavorativo? Ti ha permesso di sviluppare ulteriori competenze?
Sicuramente sì, mi ha aiutato tantissimo, perché mi ha dato una buona formazione in merito al lavoro che i delegati devono svolgere, come devono comportarsi e mi ha dato un ampio quadro di quello che può essere il contesto lavorativo diplomatico, riuscendo a capire se questo campo poteva piacermi e poteva corrispondere alle mie qualità oppure no.
L’attività è stata impegnativa? Avete dovuto fare ricerche o progetti ulteriori per prepararvi alla simulazione oppure si è trattato solo di lavoro sul campo?
In realtà ci siamo preparati anche qualche giorno prima con delle nostre ricerche riguardo il ruolo del nostro Stato e i patti delle Nazioni Unite, quello che gli Stati singoli avrebbero dovuto fare per prepararci alla simulazione vera e propria, quindi sì, c’è stato un lavoro nostro dietro.
Va bene, grazie mille di aver partecipato a questa intervista, consiglieresti a qualcun altro di partecipare a questa attività oppure parteciperesti ad iniziative simili in futuro?
Sicuramente, la consiglierei perché apre un mondo sia a livello accademico che lavorativo. Inoltre è una buona occasione per esercitare l’inglese perché la simulazione si è svolta tutta in lingua inglese, quindi serve anche per sbloccare questa barriera che magari alcuni hanno di non parlare inglese ed essere insicuri, invece questa è un’ottima possibilità e se dovessero presentarsi attività simili, parteciperei di nuovo molto volentieri.
Contenta dei feedback positivi raccolti durante l’intervista mi rivolgo poi a chi questa iniziativa l’ha vissuta, invece, dietro le quinte, occupandosi dell’organizzazione logistica e delle attività svoltasi durante la simulazione, oltre che a moderarne e gestirne lo svolgimento, compito che ha dato seppur qualche difficoltà anche molta soddisfazione:
Buongiorno! Grazie di partecipare a questa intervista, ti chiedo gentilmente di presentarti.
Buongiorno, io sono Aronne Mattedi e frequento il primo anno di Studi Internazionali presso l’Università di Trento e faccio parte di diverse associazioni, tra cui UniTIN. Dico che faccio parte di associazioni perché amo molto questo lato dell’associazionismo per il semplice fatto che da una marcia in più, un valore aggiunto a quello che sono i miei studi e la mia crescita personale. Attraverso l’associazionismo vedo che si possono realizzare grandi progetti e dare risposte che l’università, spesso, o è lenta a dare, oppure, per mancanza di risorse non riesce proprio a proporre.
Perfetto, come è nata l’idea di organizzare la simulazione della Cop24?
Allora, ragionando nelle varie riunioni di UniTIN Socio, riscontriamo che all’interno dell’università c’è una quantità esigua di seminari, o corsi, che siano legati al percorso di studi del Dipartimento di Sociologia, che siano interdisciplinari e permettano un’effettiva applicazione di quello che noi studiamo. Inoltre, c’era un grande desiderio da parte di UniTIN Socio di iniziare a collaborare e scoprire anche realtà associazionistiche del panorama europeo, infatti l’evento è stato organizzato insieme ad AEGEE-Europe, associazione universitaria presente in tutta l’Europa continentale. Infatti, la simulazione si è svolta interamente in inglese per la presenza di chairs e delegati provenienti dall’estero, in un’ottica di inclusività verso la comunità studentesca. Tutto questo è stato reso possibile anche dall’ aiuto di Michele Marchi, membro di UniTIN che fa parte di AEGEE, l’anello di congiunzione nella ricerca di partner europei con cui organizzare l’evento ed includere anche studenti provenienti dall’Europa continentale.
Qual è stata la parte più difficile/interessante durante l’organizzazione di questo evento?
Interessante come domanda, perché inizialmente doveva essere presente anche una ricca delegazione di studenti europei e quindi c’è stato bisogno di organizzare la parte di logistica dietro e la sistemazione presso un alloggio, la gestione di un evento sociale e di momenti ricreativi, dei pasti. Questa è stata una parte veramente complicata, anche perché i prezzi erano poco accessibili e quindi si è dovuto cercare la massima efficienza possibile. In questo è stato interessante poter vedere come adoperarsi, per sfruttare bene le risorse che si avevano a disposizione.
Capito, nonostante queste difficoltà è andato tutto come vi eravate propost* di organizzare o avete riscontrato delle criticità?
Devo dire che, purtroppo, qualche criticità è stata riscontrata, come per esempio dover accogliere un numero minore di delegati europei di quanto ci aspettavamo. Questo per aver realizzato, nostro malgrado, che i posti disponibili per la simulazione erano limitati, o altre complicazioni minori, come dover prenotare le aule. Ci sono stati dei momenti in cui si doveva trattare con l’ufficio preposto per riuscire ad incastrare l’evento con altri che si svolgevano durante la giornata, ad ogni modo di enormi e insuperabili preoccupazioni non ne abbiamo avute.
Mi fa piacere che tutto sommato sia andato tutto liscio, avevi aspettative in merito allo svolgimento dell’evento e se sì sono state poi soddisfatte?
Tendenzialmente non sono una persona che si fa grandi aspettative, nel senso che cerco di essere il più oggettivo possibile proprio perché credo che abbiamo gli strumenti per poter capire che cosa può andare e cosa non, però, se devo proprio essere pignolo, devo dire che qualche aspettativa potrei avercela avuta in merito a quella che può essere la sinergia che si sarebbe creata. Devo dire che ho visto la sinergia tra diversi delegati, che hanno collaborato parecchio; c’è stato un bel momento di forte diplomazia tra i var& delegati e in merito a questo devo dire che le mie aspettative sono state superate dalla bravura dei nostri partecipanti.
Va bene, pensi che verranno proposte altre simulazioni in futuro? Se sì, miglioreresti alcune parti della gestione dell’evento?
Allora, penso che certamente altre simulazioni verranno riproposte in futuro, chiaramente quest’anno siamo riusciti a proporre sia la simulazione del Parlamento Europeo, sia la Cop24, ci sono già in programma delle idee sulla riproposta di queste o l’istituzione di nuove. Sicuramente abbiamo visto un forte interesse da parte degli studenti e di certo non verrà ignorato. Parlando specificamente della Cop, alcune parti dovranno sicuramente essere migliorate, come può essere ad esempio quella di una comunicazione più efficace e capillare, e dovremmo attuare degli accorgimenti dati anche dai feedback che abbiamo ricevuto dai partecipanti in un’ottica del benessere e della partecipazione collettivi.
Che valori volevate trasmettere attraverso questo evento ai partecipant*?
Parlando di Cop, uno dei valori che volevamo trasmettere è la salvaguardia dell’ambiente, oltre a riuscire a formulare degli accordi, formare una cooperazione possibile solamente nel momento in cui vi è conoscenza della fattispecie. Partendo da un tema i delegati hanno dovuto poi approfondire quelle che sono le varie tematiche e i vari approcci di ogni Stato, una sensibilizzazione e un approfondimento di quello che è il tema e le sue varie sfaccettature, i problemi che ne derivano e possibili soluzioni. Sono riusciti inoltre ad entrare in un’ottica di diplomazia, cooperazione e sviluppo.
Il clima tra i partecipant* e i chairs era disteso e collaborativo o c’era qualche alone di competitività e tensione tra di loro?
Già il primo giorno i chairs hanno messo in chiaro che un alone di competitività doveva esserci, in quanto alla fine venivano assegnati dei premi ai migliori delegati e questo, forse, ha anche incrementato quelli che sono un’intraprendenza e un senso di leadership tra i vari delegati. Ci sono stati dei momenti in cui siccome i delegati dovevano inviare delle lettere per comunicare tra loro scrivendo su dei biglietti di carta indirizzati ai diversi Stati, si vedeva che certi erano veramente presi da questa creazione di reti diplomatiche. Spesso noi che ci occupavamo della logistica dovevamo fare i “postini” trasportando questi messaggi – che non erano pochi, data la ricca rete di scambi che si era creata. Comunque, tra i partecipanti c’era un bel clima di collaborazione e cooperazione volto a giungere ad un documento unico di risoluzione in risposta alla crisi ambientale, operando secondo la logica delle Nazioni Unite, non come nazioni separate con obiettivi diversi.
Va bene, ti ringrazio per aver partecipato all’intervista.
Figurati, è stato un piacere, grazie a te!
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