Il cuore nero di Gioventù nazionale: la dimostrazione che dirsi “afascisti” non basta
Meloni difende l’onore del partito: “In FdI non c’è spazio per i nostalgici”
“Il nero sta bene su tutto, tranne che sulla pelle no?” “Per un mondo più pulito torna in vita zio Benito” “Io ho un cuore nero e me ne frego e sputo in faccia al mondo intero”.
Sono solo alcune delle incitazioni e allusioni raccapriccianti urlate a squarciagola da alcuni giovani militanti di FdI, durante un ritiro estivo organizzato dalla sezione giovanile ai campi Cabiria. Queste preoccupano soprattutto in questo periodo, visti gli ultimi allarmanti episodi di aggressioni fasciste ai danni di student* manifestant* a Roma del giugno scorso e le adunate neofasciste ad Acca Larentia, sede del MSI, dove in ricordo dei tre missini uccisi nel 1978 s’intonarono a gennaio di quest’anno cori commemorativi e saluti romani. Al ritrovo tra “camerati”, parteciparono anche ex membri di Alleanza nazionale, che ora fanno parte di FdI, nonostante Meloni abbia più volte ribadito come il suo partito si dichiari afascista e non vi sia posto al suo interno per i nostalgici del regime.
Eppure, dall’ultima inchiesta di Fanpage emerge tutt’altro. Infatti, grazie al servizio della giornalista Selena Frasson, infiltratasi come militante, le vergognose dinamiche interne alla sezione giovanile sono state svelate. Dinamiche le quali mettono in luce quanto all’interno e agli apici delle sezioni di Gioventù nazionale, tra quei giovani “meloniani” tanto osannati dalla leader vi siano delle mele marce fasciste. Prime fra tutti Flaminia Pace Presidente della GN Pinciano e Elisa Segnini capo segretaria della deputata FdI Ylenja Locatelli, che non abbandona il linguaggio d’odio nemmeno quando ricopre il ruolo di staff parlamentare. A detta sua, infatti, non ha mai smesso di essere razzista, né fascista, come rivela in seguito a Selena Frasson, durante un viaggio in macchina: “non devi preoccuparti!” afferma rivolgendosi alla giornalista di Fanpage, “mi stanno sempre sui coglioni i ne*ri e i comunisti.”
Meloni ha condannato l’accaduto dicendo che chi è razzista, antisemita o ha sentimenti nostalgici ha sbagliato casa, perché sono sentimenti incompatibili con il partito e ha ribadito che non era a conoscenza di quegli avvenimenti. Nelle sedi di Gioventù Nazionale, però, era noto a tutti che tipo di pubblicistica veniva propagandata e i toni con cui i giovani militanti venivano formati, dato che la sede era frequentata dai maggiori dirigenti di Fdi, tra cui la sorella della premier. Nonostante questo, Meloni, sin dal lontano agosto 2022, da neoeletta, ha tenuto a precisare davanti ai giornalisti che l’ideologia propria al conservatorismo era la chiave con cui voleva fosse interpretato il suo programma politico, liquidando fin da subito accuse di nostalgie verso il regime di Mussolini e preoccupazioni in merito alla sua leadership derivanti dalla sua passata militanza in organizzazioni neofasciste.
Lei stessa, nonostante le frequentazioni giovanili a dir poco discutibili, ha poi ribadito che la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni. Da un intervento del gennaio 2024 del politologo Marco Tarchi, docente presso l’università di Firenze, emerge però tutt’altro: in FdI oltre i tre quarti dei membri degli organi direttivi, numerosi rappresentanti in Parlamento e nei consigli regionali e comunali erano parte del Movimento Sociale Italiano o della sua ala giovanile, una casa politica alla quale affluirono anche ex reduci della Repubblica di Salò, presunti criminali di guerra. Come se non bastasse Il simbolo del MSI, una fiamma tricolore, prima logo di Alleanza nazionale, ora rappresenta anche FdI, nonostante le ripetute polemiche e critiche arrivate anche da personaggi onorevoli e stimati nel nostro Paese come Liliana Segre.
Stupisce quindi come Meloni, nonostante le vergognose azioni e gli evidenti accenni di alcuni membri del suo partito, che hanno raggiunto il culmine dello sdegno nell’ala giovanile, sia ancora reticente nei confronti dell’antifascismo, che considera non come fondamento della democrazia, ma come un’arma di esclusione della destra, perché considerata equivalente al comunismo, e dunque non aperta ad altre idee politiche al di fuori di questa. Sembra come alludere che tra i firmatari della Costituzione del 1948 e i partiti italiani della prima Repubblica non vi fossero che il PCI e il PSI. Meloni inoltre afferma che il dichiarato abbandono dell’ideologia fascista storica, che in realtà visto gli episodi recenti persiste ancora nella nostra povera Italia, rende ridondante l’antifascismo. L’idea della premier sarebbe di superare la pregiudiziale antifascista, in nome dell’appianamento di ogni contrapposizione ideologica e rivendica perciò di non avere alcun dovere a definirsi tale per essere democratica. Potrebbe anche essere plausibile questa sua dichiarazione, se ad oggi l’ideologia fascista fosse effettivamente sepolta, se ancora nel 2024 non dovessero avvenire aggressioni squadriste, se dei membri del Parlamento non facessero il saluto della X Mas alla luce del sole, come se niente fosse e se non si commemorassero più terroristi neofascisti come fossero martiri di guerra o eroi della patria.
Purtroppo, dichiararsi “afascisti” è una presa di posizione troppo debole e non è sufficiente dopo quello che è successo. Se i membri di FdI si considerano veramente parte della destra democratica, non dovrebbero avere nessun problema a definirsi antifascisti, contro il fascismo, contro tutto ciò che ci auguriamo non diventi mai un partito al governo. Non dopo quello che gli italiani hanno dovuto subire durante il regime e la fatica per riacquistare la libertà, dopo esserci resi conto troppo tardi del male che ne derivava, i soprusi, le violenze e lo sfruttamento usati per piegare la gente. Noi italiani, purtroppo, non siamo stati abbastanza severi nel condannare il fascismo, e ciò ha permesso a degli estremisti di poter accedere a delle cariche di governo e istituzioni. Dovremmo prendere forse come esempio la posizione della Corte Costituzionale tedesca, la quale ha condannato AfD (partito di estrema destra in Germania) per non essere conforme ai criteri di democraticità e ha accusato alcuni membri di avvicinarsi a posizioni ideologiche del neonazismo. La notizia ha creato sgomento in tutto il Paese e migliaia di cittadin* sono scesi in piazza contro AfD. Non possiamo dire che la stessa prontezza d’animo e gli stessi accorgimenti siano stati presi in Italia: per fare un esempio banale, lungo le bancarelle del lago a Salò si vendono ancora dei “souvernirs”, se così vogliamo chiamarli, recanti simboli del fascismo e neofascismo, come se fosse tutto normale. In Germania, se solo uno si azzarda a vendere oggetti con il simbolo della svastica, viene arrestato, fine della discussione.
È evidente dunque come bisogna sempre essere vigil*, perché la storia insegna che se non si è attent* e non si difendono la democrazia e i diritti si rischia di ripiombare negli stessi drammatici errori. Ecco perché è importante dirsi antifascist* ogni giorno.
Greta Bianchin
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