Grande entusiasmo per il ritorno della storica “Frazionada”, il 29 settembre a Cimone
In passato ci sono state molte tradizioni a cui noi zimoneri siamo legati da decenni. Momenti di conviviale spirito comunitario, raccontati e vissuti a partire dai nostri bisnonni, poi tramandati ai figli e genitori. Finanche le generazioni più giovani del nuovo millennio, che purtroppo hanno potuto apprezzarle e parteciparvi solo in tenera età, ma per poche volte!
Presto, infatti, l’inasprimento delle leggi e delle restrizioni, non di meno la macchinosa trappola della burocrazia, hanno costretto a sospenderle. O peggio annullarle definitivamente a causa dei costi e dei permessi, impossibili da gestire per un paese piccolo come il nostro.
Tra queste “tradizioni”, il ricordo della Frazionada sembra ancora essere vivido tra gli abitanti di Cimone, come dimostra l’entusiasmo e la successiva reazione alla notizia del suo gradito ritorno, previsto a breve, il 29 di settembre. Il nome (per quanto storpiato in un dialetto un po’ alla rifusa) suggerisce già il tipo di percorso che si va ad affrontare: un anello attorno alle località, o meglio le frazioni, sparse sul territorio. Un tempo niente di più che piccoli insediamenti di masi solitari, oggigiorno invece vivaci quartieri di case abitate da famiglie e persone di ogni età.
L’evento é essenzialmente una passeggiata “non competitiva”, anche se forse può ritenersi una corsa podistica a tutti gli effetti. Essendo aperta a tutti, ciascuno può fare a modo suo. Chi ha il pallino della competizione può decidere di correrla a perdifiato puntando a scendere sotto il muro della mezz’ora di percorrenza, oppure per tutti gli altri senza fisime o manie particolari di risultato, possono semplicemente approcciarla con leggerezza e interpretarla come un’allegra scampagnata, in famiglia o con amici.
Ma al di là della gara e della brama di vincere, ciò che la rendeva davvero una festa di paese sopraggiungeva alla fine: ci si ritrovava tutti quanti al parco comunale, stanchi ma soddisfatti. Era arrivato il momento forse più atteso: il pasta party, a cui seguivano le premiazioni, musica e soprattutto allegria. Per un giorno, almeno, nessuno aveva preoccupazioni o distrazioni dal lavoro!
Sono passati anni, o forse un decennio intero dall’ultima edizione, ma finalmente quest’anno torna col suo classico percorso, ondulato e soprattuto paesaggistico (siamo pur sempre alle pendici delle Tre Cime del Bondone). Questo grazie ai volontari che si sono proposti con coraggio mettendosi seriamente in gioco, offrendo la loro completa disponibilità come organizzatori.
Chi scrive é un runner (un termine piuttosto in voga al giorno d’oggi, ma nel mio caso adatto), ovviamente di livello amatoriale. In questo caso, le capacità atletiche mi sono state di aiuto per dare il giusto tributo alla manifestazione, unendo la prima passione con la vocazione alla scrittura.
Anche se da piccolo non ho mai potuta correrla per davvero, adesso sono fisicamente più prestante, e di fatto mi alleno spesso sulle strade che collegano le varie frazioni, affrontandole da qualsiasi versante. Ma il percorso storico, ovvero quello ufficiale, non lo avevo mai sperimentato nella sua interezza… e pienezza!
Fino a qualche giorno fa… Opinioni a riguardo? Bene, lasciatemi parlare. La prima parte è cruciale, dolorosa e forse eccessiva: é un lungo tratto di salita di poco meno due chilometri che collega Covelo, Petrolli, Buzzi, Gazi e infine Pifferi, quest’ultimo il punto più elevato. Da quota 520 metri, dove si posiziona la partenza presso il parco cittadino, si sale fino a 740 metri di altitudine… mica poco!
Superati i nastri di partenza, si sale subito dentro il paese calpestando il fondo acciottolato in pavé, prima di tornare sull’asfalto e passare a fianco della chiesa e del cimitero limitrofo. Si svolta sulla breve ma ripida rampa che conduce ai Petrolli: la superficie è interamente pavimentata, ma già si sente il tocco pungente delle pendenze in doppia cifra.
Sono solo 200 metri, troppo poco per creare problemi ai più allenati, ma il falsopiano che segue può rivelarsi più micidiale di quanto appena fatto. Lunghezza pari a 300 metri, o qualcosina di più: la sensazione al polpaccio è piacevole, la strada è comoda, qualcuno potrebbe anche accelerare il passo… ma occhio: é solo un abbaglio! É un un segmento che di fatto inganna: si ricomincia immediatamente a salire… e per davvero!
Dalla località Buzzi alla località Gazi, la strada si trasforma in una diabolica mulattiera. Il fondo é infatti cementato, rigato e nei peggiori dei casi scivoloso. Il dislivello consta di 60 metri in appena 250 di lunghezza. Lascio a voi fare la media… Ah, un’ultima cosa: la massima supera il 30%!
Qualche suggerimento? Si può fare affidamento solo su fiato e resistenza, impossibile incrementare la velocità. Di contro però, gioca a favore la sezione successiva: giunti allo scollino, ci si sposta poco più sotto ai Cimoneri, a cui segue una breve ma salvifica discesa su asfalto. Un momento opportuno per recuperare le forze e riprendere agilità nelle gambe. Si riparte poi con la seconda salita: un chilometro attorno all’8% costante, con qualche accenno più ripido ma alleggerito dalla successione di curve e tornanti. Si percorre il cosiddetto “trittico”: in rapida successione si superano in quest’ordine le frazioni Pietra, Costa e Finestrella. Come detto però la strada é comoda, asfaltata e regolare. Qui, chi è abituato a correre con frequenza, può trarre giovamento se l’obiettivo primario è quello di puntare alla gara. Si possono spingere watt, per esprimerla col giusto termine.
La discesa seguente é irregolare, quindi è importante non appisolarsi e cercare di mantenere il ritmo: ben vengano alcuni scatti o variazioni di velocità. Aiuteranno di sicuro a tenere alta l’andatura, riducendo il rischio di perdere lo smalto e non sprecare invano questi momenti di distensione. Infatti, è meglio non distrarsi! Da qui in avanti, rimane poco dislivello da affrontare, ma bisogna restare in campana e non farsi trovare impreparati all’imbocco dell’ultimo strappo di Sant’Anna. La breve salitella, 400 metri su ghiaino, segue la strada forestale che collega la minuscola località alla cappella omonima nel bosco. La traccia si addentra nella radura e gira attorno alla suggestiva chiesetta in onore della madre di Maria (piccola curiosità, normalmente la Frazionada si organizzava in concomitanza con la Sagra della Madonna, altra manifestazione molto sentita e partecipata finché le cose non sono cambiate). Questa breve digressione fa poi ritorno sulla via principale, picchiata verso il basso e ci si dirige verso l’ultima frazione in elenco: località Frizzi (nota ai più per il Mulino poco più sotto, ancora oggi visitabile e funzionante).
Se i distacchi tra i primi non saranno ancora definitivi, si può veramente tentare il colpo di mano, o da maestro: la strada tende leggermente a salire, ma la pendenza è talmente irrisoria che per fare la differenza bisogna avere potenza, tanta potenza: uno sforzo anaerobico che vi farà sentire l’acido lattico scorrere dalle gambe per poi uscire copioso dalle orecchie! Lo scatto perfetto potrebbe essere il trampolino di lancio per tuffarsi nella discesa immediatamente a venire, che di fatto costituisce l’ultimo chilometro. Potrebbe trasformarsi nella passerella trionfale per chi si troverà in testa.
Che altro aggiungere? Il percorso dal punto di vista paesaggistico valorizza appieno il territorio comunale di Cimone, optando per le strade municipali e secondarie, eliminando così i tratti pericolosi e possibilmente trafficati, come la provinciale che passa in molti caso a fianco della tracciatura. A livello logistico tutto questo toglie molte “beghe” usando un dialettismo (per restare in tema), ma costringe da tutt’altra parte i concorrenti a trovare fin da subito un proprio ritmo, visto che le pendenze sono più accentuate. Se posso aggiungere, sarebbe decisamente opportuno arrivare sulla griglia di partenza con le gambe sufficientemente calde e pronte allo sforzo.
É vero, gran parte del dislivello è concentrato nella prima salita: 200 metri di aumento quota bevuti in un sorso. Poi ne rimangono altrettanti, spartiti però su una distanza maggiore. La seconda metà presenta infatti dei tratti di risciacquo, come appunto le discese. La fatica viene, anche se di poco, alleviata. Per chi a caccia di record, sa che sono momenti preziosi per recuperare le energie, riprendere fiato e approfittare della seconda parte di percorso per riportarsi avanti…e chissà, guadagnare posizioni!
Viceversa, la prima parte favorisce chi mastica sentieri e per chi pratica il trail-running come una religione. La seconda, come descritto, é più agile e scorrevole. Adocchia a quei corridori di stampo più tradizionale e per così dire abituati “alla strada”. Una superficie che permette infatti di spingere bene con le gambe, grazie alla facilità con cui si riesce a mantenere un’andatura decisamente più sostenuta (come potrebbe avvenire in una qualsiasi mezza-maratona o maratona di una grande città). Ho parlato a sufficienza? Direi che di carne al fuoco ce n’è in abbondanza.
Ognuno avrà pane per i suoi denti: sia correndo che camminando, da solo ma anche in compagnia, spingendo forte oppure rilassato. Non ci sono regole (a parte seguire la traccia, fate un piacere a chi si è impegnato ad organizzarla). Basta solo sapersi divertire!
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