Festival dello Sport – “QUI E ORA”: Il Mantra di Julio Velasco

Durante il Festival dello Sport, il commissario tecnico della nazionale di pallavolo femminile italiana, Julio Velasco, è stato protagonista di un’intervista condotta da Aldo Cazzullo. Con un palmarès che include la vittoria dell’oro olimpico a Parigi, Velasco ha condiviso riflessioni profonde sul mondo dello sport, sulla leadership e sulle dinamiche relazionali tra allenatori e atleti.

L’ESSENZA DELL’ALLENATORE E LA LEADERSHIP COME STRUMENTO DI CRESCITA

L’intervista si apre con una riflessione riguardo l’importanza dell’autenticità nel rapporto tra allenatore e giocatori. “L’allenatore non deve mai mentire,” ha dichiarato Velasco con fermezza. “Non credo nei discorsi privi di verità, sono inconsistenti.” Questo legame, secondo Velasco, è fondamentale per costruire una squadra vincente. ” Se un allenatore non apprezza i suoi giocatori, sarà difficile per lui avere convinzioni e autostima. Ha bisogno della forza per affrontare squadre che sulla carta sono più forti.” Un aspetto fondamentale dell’approccio di Velasco è la sua concezione di leadership, che va oltre la semplice figura di un allenatore. “L’allenatore deve fare delle scelte, ma deve prima essere un insegnante e poi un allenatore. In particolare, l’allenatore deve saper guidare e formare, ma anche andare oltre e aiutare i giocatori a superare i propri limiti, portandoli a realizzare potenzialità che spesso non sanno nemmeno di avere. Questo processo educativo è essenziale per creare atlete autonome e consapevoli, capaci di gestire la pressione e di affrontare le sfide sul campo”. Velasco ha anche sottolineato come la relazione tra allenatore e giocatore debba essere costruita su un fondamento di fiducia e rispetto reciproco. “Dobbiamo educarli in modo che sappiano gestirsi da soli” ha affermato. Questo approccio richiede una grande responsabilità da parte dell’allenatore, che deve saper bilanciare l’autorità con l’ascolto, creando un ambiente in cui le giocatrici si sentano valorizzate e stimolate a dare il massimo. Velasco ha spiegato come le atlete debbano essere pronte a gestire situazioni di alta pressione, specialmente in momenti decisivi come i quarti di finale di una competizione olimpica. “Quando siamo in campo, devono avere la forza di gestirsi da sole. Nel momento cruciale, non c’è allenatore che tenga,” ha affermato con convinzione. Questa consapevolezza e preparazione mentale sono fondamentali, in quanto determinano la capacità delle giocatrici di mantenere la lucidità e la concentrazione anche quando tutto sembra andare a sfavore.

MARADONA vs MESSI

L’intervista ha toccato anche il confronto tra le due leggende del calcio, Diego Maradona e Lionel Messi. Velasco ha scelto Maradona come il migliore, evidenziando la sua straordinaria forza di leadership: “Se avesse giocato con i metodi di allenamento di oggi, sarebbe stato il migliore. Nonostante la cocaina, riusciva a giocare a livelli altissimi.” Velasco ha spiegato perché molti grandi calciatori, come Maradona, non sono riusciti a diventare allenatori di successo: “Fanno due cose completamente diverse. Il giocatore agisce, l’allenatore deve convincere gli altri a farlo.”

CHE COS’È IL CARISMA?

Velasco ha poi parlato del carisma, definendo cosa non è: “Non è qualcosa di assoluto. C’è una componente di personalità, ma anche molta autorevolezza, legata alla conoscenza dell’argomento. Chi conosce bene ciò di cui parla non si limita a parlare in generale, ma offre esempi concreti e specifici. Se una persona carismatica discute di argomenti che non conosce o su cui sa poco, perde il suo carisma. È fondamentale avere conoscenza e consapevolezza specifica, non generica. Se qualcuno parla in termini vaghi, significa che non sa di cosa sta parlando. Inoltre, se una persona carismatica usa il proprio carisma per schiacciare gli altri, lo perde.”

COMPRENSIONE E PERSONALIZZAZIONE NELL’ALLENAMENTO

Parlando di preparazione, Velasco ha sottolineato l’importanza di comprendere le caratteristiche fisiche e psicologiche di ogni atleta: “La preparazione fisica deve tenere conto del sistema neuromuscolare di ciascuna giocatrice. Non possiamo trasformare una giocatrice alta e lenta in una veloce; dobbiamo adattare l’allenamento alle sue specificità.” Questa attenzione alla personalizzazione è fondamentale per massimizzare le prestazioni di ogni atleta.

L’ESPERIENZA CALCISTICA

Riguardo l’esperienza calcistica, avvenuta tra il 1998 e il 2001 prima alla Lazio e poi all’Inter, Velasco sottolinea “Io sono un calciofilo; molti giocatori di pallavolo sono calciatori frustrati. Non credo alla frase ‘se lo sogni, lo puoi fare’, altrimenti avrei giocato come numero 10 nella mia squadra del cuore. Avere l’opportunità di osservare il calcio dall’interno in Italia è stata una grande opportunità; ho fatto il dirigente. Mi è servito molto e ho capito che il mio ruolo non poteva essere quello del dirigente, io sono un tecnico e finché avrò la possibilità, continuerò a farlo.”

AFFRONTARE LA COMPETIZIONE E LA COESIONE DI GRUPPO

Ritornando alle sfide olimpiche, Cazzullo ha chiesto a Velasco come si preparasse a competere contro avversari di alto calibro come Tijana Bošković. “Io dico sempre che non vinceremo perché affronteremo lei, ma perché saremo migliori di loro. Lei farà i suoi punti, ma i nostri devono essere di più. Nel calcio si può, ma nella pallavolo non si può giocare solo di difesa. Non è la giocatrice più forte della squadra avversaria ad essere il punto fisso della nostra tattica; non bisogna concentrarsi sul marcare una singola giocatrice, non è così che vinceremo. L’importante è giocare meglio e noi abbiamo giocato meglio degli altri” ha risposto con sicurezza.

Velasco ha poi chiarito il suo pensiero riguardante le dinamiche di un gruppo vincente “Mi chiedono spesso qual è il segreto di questa vittoria. Molti rispondono che è il gruppo e che giochiamo come fratelli, ma i fratelli si menano. Non c’è un segreto. Se un gruppo è molto unito e poi gioca male, perde. Fare gruppo va bene, ma non è imprescindibile; l’importante è giocare meglio delle avversarie. Noi abbiamo giocato meglio perché abbiamo lavorato bene su certi aspetti” precisando “ Credo nella specificità e nella ripetitività degli allenamenti. Non è necessario essere un gruppo affiatato, ma perché un giocatore aiuta un altro? Tutti i giocatori devono pensare alla stessa azione, come il muro, devono vedere l’azione e aiutare non per amicizia, ma per la copertura, che è parte del gioco.”

FEROCIA AGONISTICA E DETERMINAZIONE NELLE DONNE

Cazzullo ha quindi toccato il tema della ferocia agonistica, evidenziando le differenze tra uomini e donne nel contesto sportivo. Velasco ha affermato “le donne sono straordinariamente caparbie; imparano rapidamente, ma si portano dietro gli errori.” Questo aspetto evidenzia la necessità di un ambiente positivo e di supporto in cui le atlete possano esprimere il loro talento. “L’aggressività agonistica è fondamentale; in uno sport veloce come la pallavolo non può esserci spazio per il dubbio,” ha concluso.

RIFLESSIONI SOCIALI E POLITICHE NEL MONDO DELLO SPORT

L’intervista ha assunto toni più critici quando si è parlato della questione dell’inclusione nello sport, in particolare del caso di Imane Khelif, pugile algerina “Lei è una donna con livelli di testosterone molto alti. Non è un uomo che è diventato donna; è sempre stata donna. Detto ciò, vedendo il suo fisico e quello di altre atlete, mi stupisce che lei sia sotto accusa e non ci sia sospetto su donne che praticano altri sport e hanno fisici impossibili da costruire naturalmente, con masse muscolari eccessive, perfino per un uomo”.

UN DIALOGO APERTO CON PAOLA EGONU

Nel corso dell’intervista, Velasco ha raccontato di un’importante conversazione avuta con Paola Egonu, che ha attraversato un periodo complicato nella sua carriera e a tal proposito ha toccato il delicato argomento dell’integrazione, affermando che l’Italia è un paese accogliente. Tuttavia, ha anche evidenziato una mancanza di comprensione riguardo alle sfide che i migranti affrontano. “Molte persone non sanno cosa significa essere stranieri in un’altra terra”, ha commentato. Per questo, ha promesso a Paola di difenderla in queste tematiche: “Su queste cose la difenderò a morte. Sulle altre, sarà come le altre giocatrici.”

IL SUCCESSO CON LA NAZIONALE MASCHILE

Parlando del suo passato, Velasco ha ricordato il suo arrivo in Italia e l’esperienza con la nazionale maschile, allenata tra il 1989 e il 1996. Nonostante i trionfi, Julio ha espresso rammarico per l’argento olimpico ottenuto ad Atlanta nel 1996 perché non è stato festeggiato. “Mi ha dato molto fastidio che sia l’unica medaglia d’argento che non si sia festeggiata”, ha dichiarato. Secondo lui, è un atteggiamento perdente concentrarsi solo su ciò che manca, dimenticandosi dell’importanza di ciò che si ha già ottenuto.

PREPARAZIONE ALLA FINALE OLIMPICA

Concludendo il dialogo, Velasco ha sottolineato l’importanza di affrontare le finali con la giusta attitudine e a proposito della finale olimpica ha adottato un mantra semplice: “Qui e ora, partita per partita, punto per punto”. Ha raccomandato alle sue atlete di non farsi sopraffare dall’ansia: “Un errore comune è voler correggere le cose il giorno prima della finale. Questo trasmette un messaggio sbagliato.” Le sue atlete hanno risposto positivamente a questo approccio, riuscendo a mantenere la calma e la concentrazione.

Julio Velasco risponde alle nostre domande in zona mista

Il “qui e ora”: è questo il segreto del successo?

Innanzitutto, non ci sono segreti. E se ci fossero, non li svelerei. Il concetto di “qui e ora” è sempre valido. Nella pallavolo, in particolare, è fondamentale. Bisogna concentrarsi su ogni singolo punto: se si pensa al futuro, si prova ansia; se si guarda al passato, si rimane fermi. Non è un segreto, ma una vera e propria necessità.

Hai detto di essere consapevole della medaglia che avete conquistato. Quali emozioni porti dentro di te?

Sicuramente, le emozioni principali sono allegria, consapevolezza e orgoglio. Non solo per me, ma per tutta la squadra, lo staff e la federazione. Il CONI ci ha supportato molto. Abbiamo un gruppo di ragazze speciali, che si sono messe a disposizione e hanno dimostrato di saper crescere in poco tempo. Questo ci ha dato un grande orgoglio, e speriamo di lavorare bene anche per il futuro.

Le ragazze stanno portando in campionato ciò che hanno appreso con te. Il tuo aiuto è stato prezioso e questo porterà novità. Come vedi questa evoluzione?

Non so se abbiano detto proprio così, ma io credo fermamente nel gioco di squadra. È essenziale che ogni componente della squadra faccia la propria parte. Ogni allenatore ha il suo modo di vedere le cose, ma l’importante è lavorare bene insieme. Noi della nazionale dobbiamo avere grande rispetto per ciò che fanno i club. Non pretendo che tutti la pensino come me; ciò che conta è che lavorino con impegno e che le ragazze abbiano una grande consapevolezza, ma anche molta umiltà nei confronti delle compagne e dello staff. Se iniziano a giudicare, essendo campionesse olimpiche, potrebbe essere un brutto segnale. Spero che quanto abbiamo realizzato in nazionale diventi un tema di discussione, non necessariamente da replicare, ma come spunto di riflessione.

So di avere un ruolo molto importante e non voglio sembrare falso modesto; sono consapevole di cosa rappresenta il mio nome. Tuttavia, voglio sottolineare che il ruolo di tutti è cruciale, anche avere un giocatore meno forte è essenziale.

Quello che ripeto spesso è che in Italia tendiamo a focalizzarci su ciò che non funziona. In realtà, penso che abbiamo condizioni molto favorevoli per lavorare. Siamo in uno dei paesi più ricchi del mondo. La situazione dello sport di alto livello è molto positiva e credo che l’Italia possieda straordinarie risorse, sia strutturali che umane.

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