Elezioni in Tunisia: tra boicottaggi e scarsa affluenza
In Tunisia il 6 ottobre quasi 10 milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.
Le tanto attese elezioni hanno confermato per un secondo mandato la Presidenza di Kais Saied.
Se nel 2019 la vittoria di Saied, eletto con quasi il 73% dei voti, aveva incarnato il desiderio di un cambiamento radicale, oggi il contesto politico appare differente e le votazioni sono avvenute in un clima di boicottaggi e restrizioni imposte.
Oltre al favorito Presidente uscente e ora rieletto, i candidati in corsa erano l’ex parlamentare e segretario generale del Movimento Popolare Zuhair Maghzaoui e l’ingegnere chimico Ayachi Zammel, fondatore del movimento liberale Azimoun. Zammel è in carcere dal 2 settembre scorso, condannato a un anno e otto mesi di detenzione per falsificazione di documenti necessari alla candidatura e per raccolta di dati senza consenso.
Le elezioni presidenziali hanno confermato Kais Saied con il 90.7% dei voti, ma molto ha fatto discutere la scarsa affluenza alle urne, con un tasso di partecipazione bassissimo, pari al solo 28.8%. È un dato in evidente calo rispetto al 49% registrato alle precedenti elezioni del 2019, come sottolineato durante una breve intervista su Radio Onda D’Urto da Majdi Karbai, deputato tunisino dell’opposizione di sinistra, ora esiliato in Italia.
“Ci sono tante persone che sono andate a votare e che hanno anche creduto a Zammel” afferma Karbai “ma oggi lo troviamo con una percentuale, il 6%, che è un dato che ci lascia in dubbio. (…) Aspettiamo la sinistra, l’opposizione e il popolo tunisino.”
E l’opposizione non si è fatta attendere: ha denunciato il clima politico e ha cercato di boicottare la modifica della legge elettorale proposta e approvata dal Parlamento tunisino a 9 giorni dalle elezioni presidenziali. I nuovi articoli intervengono infatti sull’iter degli eventuali ricorsi dei candidati contro le decisioni elettorali, trasferendo l’autorità di convalida dal Tribunale Amministrativo alla Corte D’Appello. Questa modifica influisce sulla supervisione giudiziaria delle elezioni e suscita preoccupazioni per il suo potenziale impatto sulla trasparenza e sull’indipendenza dell’intero processo. L’emendamento è stato introdotto il 27 settembre 2024 e l’approvazione ha suscitato scontento tra diverse organizzazioni della società civile, che hanno dato vita al “Network tunisino per i diritti e la libertà” e hanno organizzato quattro diverse giornate di protesta popolare per le vie della città di Tunisi.
In risposta a ciò il Presidente Kais Saied ha definito i manifestanti “voci vendute e servili”, accusandoli di ipocrisia per chiedere libertà e democrazia mentre esercitano il loro diritto di protesta senza interferenze da parte delle forze dell’ordine.
“Qualsiasi Paese che sostenga la rielezione di Kais Saied dimostra un totale disprezzo per il popolo tunisino e per i valori democratici”. Sono le parole di Ben Ahmed, autore del libro “Echi di Tunisia, populismo, transizione e speranze di democrazia” (Harmattan edizioni) .
Come sottolinea Palazzo Chigi, Tunisi è un tassello fondamentale della stabilità del Mediterraneo e del Nord Africa e per questo l’Italia è “attiva nel promuovere relazioni positive tra l’Unione Europea e la Tunisia, a sostegno del Memorandum firmato nel luglio 2023”. Con il Memorandum d’intesa, l’UE ha promesso infatti alla Tunisia 1 miliardo di euro, tra cui 105 milioni dedicati alla gestione delle frontiere e della migrazione, in cambio della prevenzione delle partenze via mare verso l’Europa.
L’Unione nell’anno corrente si è impegnata a versare al paese di Saied, attraversato da una pesante crisi economica, un primo pacchetto di aiuti da 150 milioni di euro, anche se il Parlamento Europeo ha sollevato la questione del rispetto dei diritti umani come condizione necessaria all’erogazione. Il progetto “Melting Pot Europa” ha più volte affermato che sostenere un rafforzamento del ruolo della Guardia Costiera Tunisina (Guardia nazionale), senza adottare sistemi di monitoraggio o parametri di riferimento per i soccorsi e gli sbarchi, significa contribuire al rischio di ulteriori gravi violazioni dei diritti umani ai danni di rifugiati, migranti e persone a rischio di persecuzione nel Paese.
Giorgia Meloni ha rivendicato la spinta italiana come fattore determinante per questo approccio europeo, esternalizzando la gestione dei migranti a un governo sempre più autoritario.
Sitografia:
https://tg24.sky.it/mondo/2024/10/06/elezioni-tunisia-2024-risultati