BUC, Dove eravamo rimasti?


Sveglia alle 8:00, sveglia alle 20:00. Con la cadenza di un orologio c’è da essere pronti per la Buc, la “nostra” biblioteca. Arrivare entro le 10.00, prenotare alle 20.00, non un minuto di più, non un minuto di meno. Il processo sembra essenziale, ma una manciata di secondi potrebbero bastare, in entrambi i casi, per privarsi dell’accesso nel giorno seguente. La dolorosa questione aule studio è ormai conosciuta ai più dell’Università di Trento, ma – tenendo conto di quante sono le postazioni a disposizione – i numeri riflettono come lo scenario sia più che nella media. In uno studio proposto su questo giornale – “Aule studio, Trento nella media nel confronto con alcune Università del Nord d’Italia“ di Martina Gaioni  e Luca Peluzzi – nell’ormai lontano 2016, anno d’oro della trap, ma che, in questo contesto, va ricondotto all’anno di apertura della biblioteca stessa.

Per fare un recap e riaprire il dibattito sul tema, potremmo dire che i numeri non sono cresciuti, gli orari nemmeno, anzi: si parlava di 450 posti, che agli atti sono 420, ridotti con la chiusura nel weekend del quarto piano, ma anche del completo blocco D. Il terzo mistero di Fatima: nel periodo più intenso per gli studenti, specie nel periodo delle lezioni, i posti disponibili diventano meno, come anche gli orari complessivi – la domenica è aperta dalle 14 alle 20, sul modello del vecchio Cial. Con una breve occhiata sul web, la situazione sembra essere rimasta la stessa anche negli altri poli universitari: le aule studio non lievitano drasticamente, salvo alcune implementazioni. Prendiamo in considerazione Verona, con il centinaio di posti (specifico per medicina), o Venezia (la San Giobbe, ma anche Zattere e San Sebastiano, il numero qui risulta anche superiore rispetto al caso scaligero). Ognuno poi reagisce a modo proprio alle carenze da sopperire, pensiamo alla Padova forte per sindacati studenteschi e attività politica: contiamo occupazioni tra il 2017-2018, ma anche l’attivazione di un’app per definire in live quanti posti fossero effettivamente disponibili.

Collegandosi ai canali social che possono offrire uno scorcio sull’Università di Trento, come potrebbe essere Spotted, la più grande bacheca online destinata agli studenti, qualcuno sembra essere favorevole all’introduzione di Affluences, il sistema di prenotazione già in funzione per la Biblioteca Comunale, per una “migliore gestione” dei posti disponibili. Un’ottima analisi sull’esperienza bolognese con Affluences è stata proposta sul blog uni(ncu)bo: il resoconto non sembra dei più rosei. Necessaria una prenotazione super anticipata, col rischio di non arrivare per l’orario stabilito (un momento, come per la Buc?), le alternative non offrono le stesse risorse (di nuovo, come per la Buc?), posti disponibili fantasma (ci risiamo) e così via. Per la situazione a Bolo, dove sono quasi centomila gli studenti, magari Affluences non è abbastanza, e nel caso trentino – un po’ come per tutte le proposte che avvengono sotto una cupola, un po’ come in The Dome – il contesto farebbe la differenza. Il rischio di spingere, eventualmente, per Affluences sembra essere quello di essersi preparati da soli una trappola, specie considerando l’esperienza di altri studenti, che racconta comunque di posti introvabili e prenotazioni fantasma: il dubbio sul da farsi continua quindi a crescere. 

Discussa la preoccupazione “posti disponibili”,  sembra restare sempre attuale sottolineare come ci siano altre aule studio (in Tazza c’è sempre posto, ma ogni tanto anche troppo rumore, come all’interno delle singole facoltà, ad esempio i sotterranei di giurisprudenza o le aule studio in collina, che forse, in sessione, sono un po’ troppo lontane, “ma vuoi mettere la vista?”), ma è bene concentrarsi su quello che è l’interno di un fiore all’occhiello del territorio. Sempre attingendo dalla bacheca digitale tridentina (Spotted), solo nell’ultimo mese sono stati un paio gli appelli lanciati: “I bagni tutti intasati”, per almeno un paio d’ore piene, l’ultima volta che è successo perlomeno, ma anche “I problemi di prenotazione”, con mille like e una decina di commenti, tutti sulla stessa lunghezza d’onda. “10.01 ti bannano”, e ancora: “Un sistema di prenotazione che consente di prenotare solo le prime due ore”. Per non parlare della questione ascensori: l’aggettivo disfunzionale è l’unica etichetta disponibile. Non c’è da guardare la casistica singola e lamentare di come non abbiano causato problemi importanti, ma a una questione ideale: ce la sentiamo davvero di dimezzare gli ascensori in sessione? E se dovessi rimanere, con una gamba rotta, al quarto piano, premesso che non sia weekend? Lo stesso per i bagni, che sono un discorso a sé stante, come anche per le stampanti – in piena sessione, con la tessera dal costo agevolato della Biblioteca, in serata (superate le 19.30, quindi con tutte le copisterie chiuse), la risposta che si ottiene, interrogandosi sul tema è che “puoi andare domattina in Cavazzani”.

Gli ascensori sono forse l’aspetto emblematico del non-funzionamento della biblioteca. Sempre su queste pagine digitali, veniva criticata la critica allo spostamento del Cial, “perché c’è chi sta messo peggio”. Lapalissiano: considerando il potenziale della Biblioteca, è quasi simpatico constatare che nella maggior parte dei giorni del mese di dicembre, più del 50% dei giorni (in orari di visita diversi) non si sono trovati due ascensori funzionanti. Qualcuno potrebbe dire che i problemi strutturali sono altri, ma dopo aver confutato Affluences come “il migliore tra i sistemi che esistono”, c’è da lavorare, prima di tutto su quello che si ha: il cerchio fa per chiudersi. Con un semplice aumento delle disponibilità, specie nei giorni di piena, la Buc a pieno servizio potrebbe risolvere la vita a tanti – o, quantomeno, semplificarla: i principali motivi di lamentela verrebbero drasticamente abbattuti.

Trento è un ateneo fuori-sede, il dato lo conosciamo tutti: su 16mila iscritti, sono 1500 i trentini. Il dato è in calo: dal 2023 al 2024 si è registrato un salto del -6%. Sistemando quelle piccolezze, aumentando di poco i posti, ampliando di poco l’orario di prenotazione, potremmo aver curato uno dei mali più grandi della comunità studentesca, la carenza di posti studio. Non è nemmeno corretto insistere sul “muoversi” da un Polo all’altro: sempre su Spotted, fu simpatico lo “scontro” tra chi iscritto a giurisprudenza, e chi di casa a lettere, perché il campanilismo, diciamocelo, dilaga, ma nessuno sembra voler studiare all’interno del proprio polo, o meglio: la qualità, per materiale, offerta e posizione, della Buc è quasi impareggiabile.

Spostando invece il focus sui “singoli”, criticando i comportamenti che assumono, tra prenotazioni non rispettate e posti occupati per ore (ebbene sì, possiamo dircelo: è corretto sedersi dove c’è un bigliettino-salva-posto scaduto da tempo), sarebbe meglio considerare tutte le variabili esistenti nella vita di uno studente. Un ritardo del bus, una sveglia non sentita, una storta. Non può funzionare, né ha mai funzionato, l’argomentazione per cui tutto debba ricadere sui singoli. Un appello alla coscienza dei più è lecito, perché “siamo tutti sulla stessa barca”, ma un centro universitario come quello di Trento, che fa dell’eccellenza un vanto, ha da intervenire su uno dei pilastri del diritto allo studio: il “Dove studiare?” – chiudendo uno, due, 32mila occhi, sull’altro grande “Dove?”, quello della questione abitativa

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