Usi strumentali della giustizia o della rappresentanza in Ateneo? Il caso dell’ultima settimana

Nella giornata di ieri, una dirigente territoriale del primo partito di governo si domandava pubblicamente: “Cosa succede se chi dovrebbe difendere l’imparzialità della giustizia diventa un’attivista politico?”. L’aiuterei personalmente nella risposta, se non fossi distratto da un quesito più urgente: “Cosa succederebbe se una dirigente territoriale del partito di governo fosse contemporaneamente dirigente di un’organizzazione giovanile universitaria e tramite i canali di questa svolgesse attività politica?”. Niente di illecito ma bisogna porsi un paio di interrogativi.

Di seguito, la cronologia di un caso di strumentalizzazione politica all’interno dell’Università di Trento. Ecco i fatti, in ordine.

lunedì 24 febbraio 2025, una giudice penale di Trento, in qualità di membro della Giunta esecutiva della Sezione Trentino-Alto Adige dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha inviato una mail ai rappresentanti degli studenti nel Consiglio della Facoltà di Giurisprudenza. Nella comunicazione, la sezione territoriale dell’ANM segnalava un’assemblea pubblica in programma il 27 febbraio presso l’Aula della Corte d’Assise di Trento, in concomitanza con lo sciopero nazionale indetto dalla stessa ANM, che sospenderà le attività delle Corti italiane. L’iniziativa si inserisce nella mobilitazione della magistratura contro le riforme costituzionali e dell’ordinamento giudiziario proposte dal Governo, in particolare quelle mirate a separare le carriere tra magistratura requirente e giudicante. Al di là del merito della riforma – su cui la stessa dottrina processualpenalista non ha ancora espresso valutazioni definitive –, un dibattito aperto tra studiosi, operatori del diritto e cittadini resta quanto mai necessario, specie in un contesto di progressivo impoverimento del confronto pubblico e della libertà giornalistica.
In quest’ottica si colloca l’iniziativa dell’ANM, il cui invito è stato trasmesso ai rappresentanti della Facoltà di Giurisprudenza affinché lo estendessero alla comunità studentesca, direttamente coinvolta nello studio di questi temi. Questo il testo dell’e-mail:

Vi scrivo perché Giovedì 27 febbraio l’ANM ha indetto una giornata di sciopero per protestare contro la proposta di legge che porterà alla separazione delle carriere di magistrati giudicanti e requirenti, convinti che sia una riforma che incide in modo negativo sull’indipendenza di tutto il potere giudiziario. In tale giornata l’ANM locale ha indetto un’assemblea aperta alla cittadinanza presso l’Aula della Corte d’Assise e vorremmo invitare a partecipare anche Voi studenti universitari”.

È importante sottolineare che tra i relatori dell’evento di domani ci sarà anche Roberto Toniatti, professore emerito della Facoltà di Giurisprudenza.

Ancora lunedì 24 febbraio. Dopo aver ricevuto l’e-mail d’invito, i rappresentanti di due delle tre associazioni studentesche attendevano di coordinarsi per diffondere la comunicazione agli studenti, ma non i rappresentanti dell’ultima. Questi, invece, bypassando la prassi, facevano circolare l’invito ben oltre i confini universitari. É dal capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Costituzionali presso la Camera dei Deputati che siamo venuti a conoscenza dell’invito dell’ANM, in quanto, una volta entrato in possesso del testo integrale della mail, lo inoltrava alla testata online ‘la voce del patriota’ e così commentava: “esprimo il mio sconcerto per la mancanza del senso della misura e del rispetto del proprio ruolo per una azione politica che ormai travalica i confini dello stesso ambito del palazzo di giustizia, promuovendo la stessa mobilitazione popolare e universitaria”. Ma le osservazioni mattutine del deputato sembrano inesatte. Per verificarlo è sufficiente visitare il sito dell’Associazione Nazionale Magistrati. Qui leggiamo: “tutela l’indipendenza e il prestigio della magistratura e partecipa al dibattito nella società per le riforme necessarie ad assicurare un migliore servizio giustizia.
In tali prospettive, l’Anm interviene con documenti e comunicati stampa e organizza seminari e convegni di studi
”. Ne ricaviamo che creare ponti con la società civile e promuovere l’integrità dell’ordinamento giudiziario è finalità specifica del sindacato dei magistrati italiani.

Ieri, martedì 25 febbraio, si è rotto ogni indugio. La dirigente territoriale del primo partito al governo (già sopracitata) si chiedeva pubblicamente “Cosa succede se chi dovrebbe difendere l’imparzialità della giustizia diventa un’attivista politico?”. E così continuava: “è quello che è accaduto oggi a Trento, dove un giudice penale, membro dell’associazione nazionale magistrati, ha scritto una lettera indirizzata agli studenti universitari, invitandoli alla mobilitazione contro il governo Meloni e la riforma sulla separazione delle carriere. Un giudice di parte può essere garante della giustizia?  può davvero tutelare i diritti di tutti se ha già scelto da che parte stare.”, ed infine l’auspicio,Vogliamo che l’università rimanga priva di pressioni ideologiche e strumentalizzazioni e che la giustizia sia neutrale, non alla mercé di un’ideologia. La toga deve essere simbolo di neutralità ed imparzialità e non una bandiera politica!”.

Arrivati infine ad oggi, 26 febbraio 2025, rilevano due elementi. In primis, l’inerzia delle altre associazioni rappresentative dell’Ateneo: nessuna delle due, infatti, ha ritenuto opportuno informare (o incoraggiare) la componente studentesca, che sono chiamati a rappresentare, né circa l’invito né dell’evento organizzato dall’ANM. In secondo luogo, un dubbio: cosa succederebbe se una dirigente territoriale del partito di governo fosse contemporaneamente dirigente di un’organizzazione giovanile universitaria e tramite i canali di questa svolgesse attività politica?. Niente di illecito, ma più di una domanda sorge spontanea e chi scrive le rimette a coloro che intendano fare chiarezza.

Anzitutto ci si chiede se i rappresentanti, inoltrando l’e-mail a soggetti esterni, abbiano agito in violazione degli obblighi di riservatezza concernenti la loro attività. Una risposta chiara in questo senso la fornisce il Codice etico d’Ateneo 1. Non è neanche di poco conto domandarsi se costoro siano ancora idonei a fare gli interessi della comunità che li ha eletti. O, piuttosto, se rispondano ad interessi partitici, quindi esterni e confliggenti con l’Università e la loro posizione.

In secondo luogo, l’art 4 “Revoca dell’accreditamento” del Regolamento per le associazioni , così prevede al comma 1: “Il mancato rispetto di quanto previsto dal presente regolamento, la violazione del Codice etico d’Ateneo o qualunque comportamento e/o iniziativa direttamente imputabili all’associazione/cooperativa studentesca che siano […] in contrasto con lo spirito apartitico, aconfessionale, inclusivo e senza scopo di lucro previsto per l’accreditamento delle associazioni possono dar luogo all’emissione di un provvedimento da parte dell’Ateneo di revoca dell’accreditamento o di sospensione di alcuni benefici.”. Ci si domanda, altresì, se gli organi preposti garantiranno l’effettività del Regolamento, nell’interesse degli studenti e delle associazioni accreditate: le associazioni accreditate, come sappiamo, godono dei benefici economici e dei vantaggi predisposti dall’Università per incentivare l’offerta culturale.

In ultimo una valutazione d’insieme. Siamo davvero di fronte ad uno ‘sconfinamento istituzionale‘ della magistratura o, ancora più gravemente, dinnanzi a un’amministrazione strumentale ed impropria della giustizia, come paventato? Evidentemente no, semmai l’uso strumentale delle proprie prerogative riguarda i rappresentanti coinvolti. Nel merito, l’invito non è illecito, né prova uno svolgimento illegittimo della funzione, rientrando semmai nell’ordinaria dialettica istituzionale ed associativa. Assumono i contorni dell’ordinarietà, nostro malgrado, gli attacchi politici rivolti contro la magistratura dal Governo nazionale. L’attuale esecutivo, infatti, viola sistematicamente la separazione dei poteri e delle funzioni, eludendo il principio di legalità. Così trasfigura il legittimo svolgimento dell’attività giurisdizionale in presunte alterazioni delle prerogative istituzionali per finalità politica: lo sprezzo governativo assume i contorni totalitari quando non rinuncia al fare macello, ove riesca, dei capri espiatori di turno, aumentando così il timore dell’isolamento in chiunque sollevi una critica in ragione della propria posizione istituzionale o mediatica.

Paralizzare le espressioni di dissenso e il regolare andamento della dialettica istituzionale sembra una finalità ricorrente dei partiti al Governo. Ma è la ripetizione a tutti i livelli della medesima sceneggiatura, ad opera dei sostenitori e membri di questi partiti, la linea di fondo di questa vicenda nonché quella che desta più preoccupazione. Anche in questo caso, infatti, sono stati compromessi il funzionamento degli organi di rappresentanza studentesca e la terzietà scientifica dell’Università.

In conclusione, c’è chi considera accettabile che gli interessi dei partiti politici minino al regolare svolgimento dei rapporti tra l’Università, la comunità studentesca e gli operatori del diritto? La risposta, in applicazione e garanzia delle regole d’Ateneo, è rimessa alla responsabilità degli organi accademici e all’iniziativa dei rappresentanti eletti, a tutela della collettività.

  1. ai sensi del comma 2 dell’art. 5 del Codice etico: “In particolare, si considera comportamento opportunistico:
    – cercare di sottrarsi ai propri compiti istituzionali, didattici e di ricerca;
    – usare la propria autorità per avvantaggiarsi di benefici personali o non dovuti;
    concludere accordi collusivi con altri universitari o con soggetti esterni allo scopo di evitare
    l’applicazione di controlli o di valutazioni del proprio operato, o di scambiarsi utilità in contrasto con
    l’interesse dell’Università, o di esercitare un’influenza sull’assunzione di decisioni allo scopo di
    avvantaggiarsi di benefici o di risorse che sarebbero, nell’interesse dell’Università, più utilmente
    allocati altrove
    .
    ↩︎


Fonti consultabili:
comunicato ANM Trentino-Alto Adige

Codice etico di Ateneo

Regolamento per le associazioni universitarie riconosciute

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