L’Effetto Milei: come la rivoluzione libertaria sta cambiando l’Argentina

A più di un anno dall’insediamento di Javier Milei alla presidenza dell’Argentina, possiamo finalmente affermare che il Paese ha intrapreso un deciso percorso di riforme economiche, che riflettono un radicale cambiamento di paradigma rispetto alla tradizione protezionista e keynesiana che ha caratterizzato la politica economica argentina negli ultimi decenni. Con la promessa di combattere l’inflazione, ridurre la spesa pubblica e stimolare la crescita attraverso un mercato più libero, Milei sta cercando di risollevare l’economia di una nazione che ha sofferto continue crisi finanziarie, iperinflazione e un debito pubblico insostenibile. Tuttavia, le sue politiche, pur trovando ampio consenso tra i sostenitori del liberismo, hanno suscitato anche molte critiche, soprattutto per le loro implicazioni sociali. In questo articolo proverò ad evidenziare i benefici concreti e le diverse sfaccettature delle politiche di Milei, nonché le sfide che l’Argentina sta affrontando in questo nuovo capitolo della sua storia economica.

Uno dei punti cardine del programma di Milei è la lotta contro il disavanzo pubblico, che è stato una delle cause principali della crisi economica che ha afflitto l’Argentina negli ultimi anni. Le amministrazioni precedenti avevano accumulato un debito pubblico insostenibile, alimentato da una spesa pubblica eccessiva e dalla continua stampa di moneta per finanziare il deficit. Milei ha promesso di ridurre drasticamente la spesa pubblica, ridimensionando l’apparato statale e rivedendo il sistema di sussidi, che rappresentavano un peso enorme per le finanze del paese. Tutto ciò si è tradotto in una riduzione del deficit (nel 2023 era pari al 5,4% e ha raggiunto il pareggio di bilancio nel 2024) e del rapporto debito/PIL, passando dal 155,4% ad un ipotetico 91,5% nell’anno corrente (dati Trading Economics). Inoltre, ha annunciato una serie di privatizzazioni di aziende statali (per esempio Enarsa, società Nucleoeléctrica Argentina e Aysa) e un taglio dei sussidi ai settori energetici, al fine di ridurre la spesa e incentivare la competitività nel mercato.

I benefici di queste riforme sono già visibili: l’aumento dell’avanzo pubblico fiscale (nel dicembre 2024 si è attestato all’ 1,7%, in aumento di tre punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dati FMI) ha permesso al Paese di risparmiare una quantità significativa di risorse, che sono state riallocate in investimenti strategici e per il pagamento del debito. Sebbene queste misure abbiano provocato proteste in alcune aree, specialmente tra i lavoratori pubblici e le classi meno abbienti, i risultati iniziali mostrano una frenata dell’inflazione e una maggiore stabilità fiscale, che potrebbero preparare il terreno per una crescita più solida nel lungo termine (con evidenti effetti futuri per tutte le classi sociali).

L’inflazione è da anni un problema endemico per l’Argentina, con tassi che hanno raggiunto livelli stratosferici in alcune occasioni (su base annuale circa il 211%, su base mensile 12,7% nel settembre 2023 e 25,5% nel dicembre 2023). Milei ha dichiarato guerra a questa piaga economica, puntando sulla riduzione della massa monetaria e sull’introduzione di una politica monetaria più severa. Una delle sue prime azioni è stata quella di annunciare la fine dell’emissione incontrollata di moneta da parte della Banca Centrale argentina (Bcra), una delle cause principali dell’inflazione galoppante. Il tutto è stato fortemente elogiato anche da istituzioni mondiali, come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. La politica di Milei punta anche a un controllo più rigoroso sulle spese pubbliche per evitare che il governo continui a finanziare il proprio debito con la stampa di nuova moneta.

Nonostante le difficoltà iniziali, i primi dati sull’inflazione mostrano segnali di miglioramento (su base mensile, dal 25,5% del dicembre 2023 è passata al 4,2% nel maggio 2024). Il tasso di inflazione annuale rimane ancora a livelli stratosferici (quasi 160%), ma con un’aspettativa di riduzione sotto il 50% nei prossimi anni. La crescita dei prezzi è rallentata, anche se la disoccupazione e le disuguaglianze sociali rimangono tutt’ora problematiche. Tuttavia, la sua capacità di ridurre l’inflazione senza compromettere troppo la crescita economica rappresenta un punto di forza del suo programma che, se attuato correttamente, potrebbe avere effetti positivi sulla stabilità finanziaria (e, chissà, anche sociale) nel lungo periodo.

Un altro aspetto fondamentale della politica di Milei è l’apertura del mercato argentino agli investimenti internazionali. L’Argentina ha tradizionalmente adottato politiche protezionistiche, cercando di difendere le proprie industrie interne attraverso alte tariffe doganali e restrizioni sulle importazioni. Milei ha invece scelto una strada opposta, cercando di creare un ambiente più favorevole al capitale straniero, riducendo la burocrazia e semplificando le normative fiscali. Questo è stato accompagnato da un impegno a rivedere le leggi sul lavoro e a incentivare la creazione di nuove imprese.

Il risultato è stato un rinnovato interesse da parte degli investitori esteri, che vedono l’Argentina come un mercato potenzialmente ricco di opportunità. Aumento delle esportazioni (secondo dati ufficiali, un avanzo commerciale di 17,2 miliardi di dollari nel 2024, ribaltando il deficit commerciale di 7,94 miliardi di dollari dei primi 11 mesi del 2023) e un flusso maggiore di investimenti diretti esteri sono già stati registrati in settori chiave per il Paese come l’agricoltura, l’energia e la tecnologia. Sebbene le sfide strutturali restino, la politica di Milei ha contribuito a migliorare il clima economico, favorendo la diversificazione e la modernizzazione dell’economia.

Un aspetto cruciale delle riforme economiche di Milei è la liberalizzazione dei settori chiave dell’economia, un passo fondamentale per allineare l’Argentina agli standard delle economie di mercato più liberiste. La liberalizzazione riguarda principalmente il settore energetico, finanziario e agricolo, con l’obiettivo di ridurre il controllo statale e aumentare la competitività e l’efficienza.

Nel settore energetico, Milei ha messo in atto una serie di misure per ridurre i sussidi statali, soprattutto nel gas e nell’elettricità, che rappresentavano un onere enorme per le casse dello Stato. Ha anche avviato il processo di privatizzazione di alcune aziende statali, come quelle nel settore del petrolio e del gas, cercando di stimolare l’entrata di capitali privati per modernizzare le infrastrutture e migliorare la qualità del servizio. Al riguardo, la Fundación libertad y progreso ha rilevato che queste riforme hanno portato a una significativa riduzione del deficit energetico del Paese e a una maggiore stabilità nei costi per i consumatori, rafforzando l’indipendenza energetica dell’Argentina. Uno degli obiettivi del presidente argentino è la produzione di energia nucleare (l’Argentina può contare su abbondanti risorse naturali), considerata una delle fonti di energia con più basse emissioni di gas serra.  Insomma, La liberalizzazione delle tariffe e l’introduzione di un meccanismo più orientato al mercato hanno portato certamente ad un aumento degli investimenti esteri, creando nuove opportunità per il settore privato.

Nel settore agricolo, che è da sempre uno dei pilastri dell’economia argentina, Milei ha ridotto le tariffe doganali e abolito alcune restrizioni alle esportazioni, incentivando così la competitività delle imprese agricole sul mercato internazionale. Queste misure hanno avuto un effetto positivo sulle esportazioni di prodotti agricoli, che rappresentano una delle principali fonti di valuta per il Paese.

Un’ulteriore riforma del programma libertario argentino è la liberalizzazione del settore delle locazioni. Secondo Ansa, l’offerta di affitti a fine 2024 è impennata del 203% rispetto all’anno precedente, superando del 30% il livello pre-pandemia. La risposta macroeconomica del mercato non si è fatta attendere: i canoni di locazioni in termini reali (cioè al netto dell’inflazione) sono diminuiti del 37% nell’arco di 10 mesi, favorendo l’accesso alle abitazioni per molte famiglie meno abbienti. Sempre secondo Ansa, a dicembre 2024 il numero di mensilità retributive necessarie per acquistare un metro quadro di immobile è calato (mediamente) a 1,8 contro le 4,38 registrate al momento dell’insediamento di Milei.

Il Presidente ha fatto del ridimensionamento dello Stato una delle sue battaglie principali. In un Paese come l’Argentina, dove l’entità è stata storicamente un attore centrale nell’economia, la visione di Milei prevede una minore ingerenza governativa nei mercati e una forte valorizzazione dell’iniziativa privata. Parte di questa strategia include la privatizzazione delle aziende statali, la riduzione dell’imposizione fiscale e la deregolamentazione di settori vitali, come quello energetico.

Le politiche liberiste stanno cercando di stimolare l’innovazione, la concorrenza e una maggiore produttività nel settore privato. Sebbene questo approccio possa sembrare drastico e potenzialmente dannoso per alcuni settori della popolazione, i primi segnali sono positivi. A livello macroeconomico, la rimozione delle inefficienze e dei monopoli pubblici ha migliorato la competitività di alcuni settori, portando a un aumento della produzione e della creazione di nuovi posti di lavoro nel settore privato.

Nonostante i segnali di ripresa, le politiche di Milei non sono prive di critiche. L’adozione di misure drastiche come i tagli alla spesa pubblica e la fine dei sussidi ha avuto un impatto diretto sulle fasce più vulnerabili della popolazione, aumentando le disuguaglianze sociali. Le riforme hanno inizialmente portato a un aumento dei costi per i cittadini e a una maggiore difficoltà nell’accesso ai servizi essenziali per le famiglie a basso reddito, ma ad oggi sono arrivati a livelli migliori del pre-insediamento di Milei, con aspettative future positive per il Paese.

Invero, questi iniziali effetti collaterali non devono oscurare i benefici a lungo termine. Infatti, le politiche di Milei sono progettate per affrontare problemi strutturali radicati nell’economia argentina. Il ridimensionamento dello Stato, sebbene difficile da digerire nel breve periodo, ha come obiettivo la creazione di un sistema economico più efficiente e competitivo, che dovrebbe portare a un aumento degli investimenti e alla crescita sostenibile nel lungo termine. Inoltre, la liberalizzazione dei settori e l’apertura al mercato globale sono elementi che potrebbero risollevare l’Argentina dalla stagnazione economica che l’ha caratterizzata negli ultimi decenni, preparando il terreno per una crescita solida e sostenibile.

In sintesi, le politiche economiche di Javier Milei stanno producendo cambiamenti significativi nell’economia argentina. Purtroppo, il prezzo da pagare è ancora alto in termini di povertà, occupazione e PIL. Tuttavia, ci si aspetta che presenti una contrazione di breve periodo. Con una forte riduzione del deficit fiscale, la stabilizzazione dell’inflazione e un rinnovato interesse per gli investimenti, l’Argentina sembra essere sulla strada della ripresa. Un anno è un lasso di tempo forse ristretto per valutare una politica economica, ma sicuramente già molti benefici compaiono oggettivamente sotto i nostri occhi. I costi per rialzarsi da un’economia “a metà del guado” sono alti, nella speranza che possano essere ricompensati fra qualche anno. Ma le sfide sociali e politiche rimangono forti, e l’equilibrio tra crescita economica e giustizia sociale sarà la chiave del successo delle riforme del presidente.

Per molti osservatori internazionali, le politiche di Milei potrebbero offrire uno spunto utile per altri Paesi che affrontano difficoltà simili. In particolare, la sua capacità di ridurre il disavanzo pubblico, promuovere un ambiente più favorevole agli investitori e incentivare l’innovazione privata potrebbe fornire lezioni importanti anche per le nostre economie occidentali, che si trovano a dover gestire debiti pubblici insostenibili e una crescita economica stagnante. In un momento di incertezze geopolitiche globali, l’Argentina potrebbe fungere da laboratorio per una nuova visione economica, un esempio di come un approccio più liberista e orientato al mercato possa, se applicato correttamente, portare a risultati positivi.

Solo il tempo ci dirà la verità: se Milei riuscirà a mantenere la stabilità politica e a gestire le difficoltà economiche e sociali in modo efficiente, l’Argentina potrà finalmente superare il suo ciclo di crisi e intraprendere un nuovo capitolo di crescita e sviluppo sostenibile. E chissà, potremmo guardare con maggiore attenzione alla sua esperienza come un possibile modello per superare le sfide economiche che molti altri Paesi stanno affrontando.

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