Il diritto di contare: una storia di discriminazione

Secondo le statistiche nazionali, il 60% dei laureati in Italia sono donne. Tuttavia, solo il 22% di loro occupa posizioni di prestigio all’interno degli atenei italiani. Cosa accade nel mezzo? Le donne continuano a essere vittime di pregiudizi e discriminazioni, inserite in un sistema sociale che le relega tradizionalmente a ruoli meno prestigiosi nel mondo del lavoro.

Un esempio emblematico di questa realtà è raccontato nel film “Il diritto di contare”, proiettato martedì 25 marzo al teatro San Marco in occasione del festival Co.Scienza. Barbara Poggio, responsabile per la parità e l’equità dell’Università di Trento, ha sottolineato come la storia narrata non sia solo un racconto di determinazione, ma soprattutto di discriminazione e pregiudizio.

Negli Stati Uniti degli anni ’60, una donna di colore che aspirava a una posizione di prestigio si scontrava con ostacoli enormi. Sebbene le leggi di segregazione razziale “Jim Crow” sancissero il principio “separati ma uguali”, la realtà era ben diversa: le opportunità per i cittadini afroamericani erano drasticamente limitate. Il film mostra, ad esempio, la protagonista Katherine Johnson costretta a correre per oltre un chilometro solo per poter utilizzare un bagno destinato alle persone di colore.

Le protagoniste della storia, Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, lavorano prima per la NACA e poi per la NASA, ma il loro ingresso non è dovuto al riconoscimento delle loro capacità, bensì a ragioni economiche: erano pagate meno rispetto ai colleghi bianchi e uomini. Pur possedendo straordinarie competenze, venivano segregate in uffici separati e private di molte opportunità. Solo grazie alla loro determinazione e al loro talento riuscirono a superare le barriere imposte dalla società, conquistando ruoli di grande prestigio in un contesto che le considerava inizialmente marginali.

Un concetto chiave che emerge dal film è l’intersezionalità: la discriminazione non avviene su un solo livello, ma si intreccia su più dimensioni. Essere contemporaneamente donna e nera significava subire una doppia forma di oppressione, sia di genere che razziale. Questa riflessione porta a esaminare la segregazione orizzontale e verticale nel mondo del lavoro: la prima riguarda la divisione dei settori lavorativi in base al genere (ad esempio, la scarsa presenza femminile nelle discipline STEM), mentre la seconda evidenzia la difficoltà per le minoranze di accedere a posizioni apicali.

Questa problematica non è relegata al passato. Ancora oggi, in molti ambiti lavorativi, soprattutto nei settori scientifici e tecnologici, la presenza femminile è ridotta. Paradossalmente, il settore informatico, oggi dominato dagli uomini, era in origine considerato un lavoro poco prestigioso e quindi prevalentemente femminile. Con il tempo, acquisendo rilevanza, è diventato un ambiente a prevalenza maschile, dimostrando come il riconoscimento di un settore possa influenzare la distribuzione di genere al suo interno. Questo fenomeno è noto come “tubo che perde”: lungo il percorso di carriera, la presenza femminile diminuisce progressivamente, soprattutto nelle discipline STEM.

Le cause di questa disparità sono molteplici e comprendono fattori culturali, stereotipi di genere, pregiudizi e una struttura del welfare che non supporta adeguatamente le donne nella conciliazione tra carriera e vita familiare. Per contrastare queste ingiustizie, esistono diverse strategie, tra cui leggi contro la discriminazione, quote di genere e incentivi per favorire l’equità nel mondo del lavoro. Tuttavia, il cambiamento più profondo e duraturo deve avvenire a livello culturale, attraverso la sensibilizzazione e la formazione. Solo così sarà possibile costruire una società più inclusiva, in cui talento e competenze siano i soli criteri di valutazione.

Articolo a cura di Beatrice Bizzotto e Arianna Rampino

Redazione

La redazione de l'Universitario è composta perlopiù da studenti dell'Università di Trento

More Posts - Website

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi