Labirinto Macuti: fotografie e paesaggi sonori da Beira, Mozambico                                       

L’Africa è spesso raccontata attraverso narrazioni che catturano l’attenzione, amplificano i drammi e le contraddizioni, il folclore di paesi a noi lontani e misteriosi. Ma ciò che si perde in questo fragore sono le storie e i vissuti reali di chi abita il continente.

Labirinto Macuti è un progetto artistico e fotografico realizzato dal fotografo e video maker Paolo Ghisu, tra il 2022 e il 2025, nel cuore di Macuti. 

È un racconto per immagini e suoni realizzato nell’ambito di MUDAR, un’iniziativa di cooperazione decentrata co-finanziata dall’Unione Europea per promuovere uno sviluppo umano integrato e migliorare le condizioni di vita della popolazione di Beira.

La mostra ci porta in un dedalo di strade, vicoli e case addossate, dove la quotidianità si svela in frammenti di vita vissuta nelle strade, nei mercati, in casa e in bottega.

L’esposizione offre un’audio-guida per persone non vedenti e ipovedenti realizzata da Fiorenzo Pojer e un “paesaggio sonoro” di suoni e rumori campionati da Emanuele Lapiana nel dedalo di strade, vicoli, canali e case di Macuti.

Macuti è un quartiere costiero di Beira, una delle principali città del Mozambico; conta 700 mila abitanti ed è affacciata sull’Oceano Indiano.

La mostra si compone di 46 scatti immersivi e coinvolgenti, che raccontano con cura e vicinanza la bellezza e la fragilità della vita quotidiana, le sfide sociali e ambientali legate all’espansione demografica e alla minaccia sempre più pressante degli allagamenti durante la stagione delle piogge.

“Ho iniziato a scattare Macuti nel 2020” racconta il fotografo, in occasione di una serata di approfondimento del suo progetto. “Tutto è nato dalla volontà di raccontare come si vive in un quartiere estremamente precario: ogni anno c’è un ciclone che allaga la città, distrugge e rade al suolo intere case. Credo sia tutto nato da una mia esigenza personale: nel 2019 ho vissuto il Ciclone Idai, tra i più violenti mai registrati in Africa. Vivere in un luogo del genere trasmette instabilità e precarietà. Al contempo si vive con dinamicità, con la voglia incredibile di fare da parte degli abitanti: la voglia di trovare una soluzione e ricostruire, insieme”.

Paolo Ghisu è fotografo documentario e collabora con ONG e organizzazioni internazionali; attraverso le immagini affronta temi attuali e complessi, dalla sostenibilità ambientale e sociale alla diversità interculturale.

“Volevo raccontare due poli: la distruzione e la vitalità che si respira nel quartiere” continua . “È un lavoro autobiografico: partivo dall’esigenza di mostrare sì le difficoltà sociali e infrastrutturali che rendono questo luogo inospitale, ma anche che la gente vive e che la vita è fatta di piccoli momenti di tenerezza e condivisione del quotidiano. È stato un modo per guardare oltre il pregiudizio e i preconcetti che abbiamo qui, come occidentali, nei loro confronti, ma anche la visione edulcorata che loro hanno di noi. La bellezza vera è lo spirito di comunità che si respira nel quartiere.”

Paolo Ghisu ha all’attivo diversi progetti realizzati tra Italia e Mozambico. Tra i suoi lavori più recenti Fully Booked (2021), un progetto fotografico realizzato all’interno del Grande Hotel di Beira, uno degli edifici occupati più grandi e popolati al mondo. Ed è proprio rispetto a quest’ultimo progetto che è possibile notare delle differenze stilistiche e interpretative.

“Fully Booked è stato creato tra il 2020 e il 2021” racconta“ all’interno del Grande Hotel, in cui ad oggi vivono tra le 3 mila e 4 mila persone. In fase di scatto ho cercato di trasmettere un senso di fragilità: fragilità della vita, delle infrastrutture, delle esistenze di chi vive in luoghi così complessi e precari. Ho voluto raccontare la storia di questa quotidianità in contrasti, dalla scelta della luce, ai colori e alle espressioni del volto di chi fotografavo, trasmettendo una sensazione più tetra allo spettatore”.

Al contrario, in Labirinto Macuti le luci scelte sono chiare, le composizioni sono armoniose e lasciano negli occhi dell’osservatore un maggior senso di speranza e energia.

È l’esempio della foto di una donna che allatta e guarda con amore la sua bambina di pochi mesi, mentre la sorella le sta intrecciando i capelli. È un’immagine di cura, di speranza e accudimento.

Labirinto Macuti è visitabile presso Torre Mirana a Trento fino a domenica 13 aprile. Da venerdì 16 maggio a domenica 15 giugno 2025 sarà visitabile all’IMP Festival di Padova, presso la Black Light Gallery.

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