Cosa ci rimane? Essere giovani in Italia tra ostacoli e speranze
La gioventù è una fase della vita che comporta diverse sfide, ma essere giovani in Italia oggi sembra più difficile del dovuto. Dal trovare lavoro in un mercato che privilegia le vecchie generazioni, al tentativo di raggiungere l’indipendenza senza incentivi o un vero sistema di protezione, ogni passo verso la realizzazione è un percorso ad ostacoli. Essere giovani in Italia oggi vuol dire avere di fronte delle vere e proprie barriere. La prima, forse quella più determinante, è che oggi essere giovani significa a tutti gli effetti essere una minoranza, e come dice la mia amica Francesca, in una democrazia non è mai una buona notizia. Secondo il rapporto EURES per il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la Gioventù del 2024 tra i 27 Paesi europei, l’Italia si colloca in ultima posizione per la presenza di giovani, con un’incidenza di appena il 17,4%, a fronte del 19,4% della media UE. Neanche i dati sull’occupazione e i salari giovanili sono rassicuranti, ma anche ammettendo di avere la fortuna di trovare in fretta un lavoro stabile, l’assenza di un sistema di protezione e assistenza che non deleghi tutto alle famiglie rende ancora più tortuosa la nostra strada verso l’indipendenza.
In un Paese che sembra spingerci volontariamente verso l’estero, che secondo i dati OCSE investe più in pensioni (16% del PIL) che in istruzione (3,9%), sanità (6,2%), politiche per la famiglia (1,2%) e natalità (1,1%) messe assieme, noi giovani cosa possiamo fare?
E’ una domanda che mi pongo spesso. La sensazione di impotenza di fronte a questa situazione si scontra costantemente con il desiderio di costruire un futuro migliore. Ma come? Non ho una risposta precisa, ma so che sono troppo giovane per smettere di credere. Forse la sfida più grande per la nostra generazione è fare pace con la realtà che ci circonda senza smettere di volere un futuro migliore. E’ vero, magari il nostro presente in questo momento non ci appartiene, o ci appartiene molto meno che in altri Paesi, ma questo non toglie che il tempo non si ferma, la vita non si ferma e prima o poi, toccherà a noi. Perché è nella natura delle cose, il mondo passa dalle mani di una generazione a quelle della generazione successiva, è il corso naturale della storia, l’inarrestabile scorrere del tempo. Per questo è nostra responsabilità avere coscienza del presente in cui viviamo, ma soprattutto è importante capire che se non restituiamo noi alla nostra generazione un po’ di dignità e di credibilità, non lo farà nessuno. Se non possiamo riporre fiducia in chi dovrebbe avere l’interesse di spingerci verso la realizzazione professionale e personale, e se non possiamo sperare in un futuro senza disastri ambientali, senza guerre e genocidi, senza discriminazione e violenza di genere e razziale, che cosa ci rimane?
Rimaniamo noi, che possiamo prepararci per quando sarà il nostro turno.
Votare, protestare, fare volontariato, studiare, lavorare sono azioni che costruiscono e se fatte con consapevolezza, possono contribuire a costruire giustizia, parità, pace e indipendenza. Un mattoncino alla volta, è vero, ma di fronte ad un presente che sembra voler condannare il nostro futuro, dobbiamo ricordare che abbiamo sempre la possibilità di scegliere se fare o non fare, cosa fare e cosa non fare.
Essere giovani non è una condanna, è un’opportunità. Se l’Italia non lo capisce, spetta a noi crederci: per noi, per le prossime generazioni, per il futuro che vogliamo davvero.